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Vivremo davvero 250 anni? Quando la scienza inizia a sfidare il tempo

di Alberto Filippi -


Potrebbe sembrare l’inizio di un racconto di fantascienza, e invece è un esperimento vero: un gruppo di ricercatori dell’Università di Osaka, in Giappone, avrebbe individuato una molecola in grado — almeno in laboratorio — di prolungare la vita umana fino a 250 anni. Un numero che fa quasi sorridere per la sua audacia, ma che apre una domanda profonda: fino a che punto la scienza può — o deve — spingersi nel tentativo di sconfiggere il tempo? Il farmaco, spiegano gli studiosi, agirebbe sui meccanismi cellulari dell’invecchiamento, riparando danni genetici e favorendo la rigenerazione dei tessuti. È presto, molto presto, per parlare di applicazioni concrete: siamo ancora agli studi sperimentali. Eppure, dietro questa notizia, si muove qualcosa di più grande — la sensazione che la medicina stia attraversando una soglia storica. Negli ultimi anni, ciò che chiamiamo “cura” ha cominciato a trasformarsi in “prevenzione del declino”. Non più solo guarire, ma rallentare, ringiovanire, invertire. Le ricerche sull’Alzheimer stanno aprendo nuove strade, i trattamenti oncologici diventano sempre più mirati e meno invasivi, la biotecnologia promette ossa che si riparano con un semplice adesivo e tessuti che si ricostruiscono da sé. È come se il corpo umano, pezzo dopo pezzo, stesse imparando a rigenerarsi.

Ma la domanda resta: siamo pronti a vivere così a lungo?

Una vita di 250 anni non è solo una conquista biologica: è una rivoluzione sociale, economica, persino psicologica. Bisognerebbe reinventare tutto — il lavoro, la famiglia, le generazioni, i sogni. L’infanzia non finirebbe più, la vecchiaia non arriverebbe mai, o arriverebbe tardi, come un tramonto che non vuole scendere. Forse, più che allungare la vita, dovremmo imparare a allargarla: riempirla di tempo vissuto bene, di salute, di curiosità. Perché non è la quantità a darci il senso dell’esistenza, ma la qualità. Eppure, se la scienza ci offrirà la possibilità di aggiungere anni alla vita, sta a noi fare in modo che siano anni veri, pieni, umani. Il sogno dei 250 anni è, in fondo, un messaggio: che l’uomo non ha smesso di credere nella possibilità di migliorarsi. E che il futuro, come sempre, comincia in un laboratorio, ma finisce dentro al cuore di chi guarda avanti.


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