Economia

VOLA COLOMBA

di Giovanni Vasso -

Paolo Gentiloni ©imagoeconomica


Colombe (finalmente) alla riscossa. Ieri mattina, il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni ha reso note le previsioni sull’andamento dell’economia nell’eurozona per il 2023. E, per il momento, l’Europa sarebbe fuori dal pericolo di una recessione. E, anzi, potrebbe far segnare – alla fine dell’anno – una crescita in termini di Pil di poco inferiore al punto percentuale (0,9). Secondo l’ex premier, inoltre, l’Italia avrebbe scongiurato anche il rischio di una recessione tecnica dopo aver fatto segnare, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, una “marginale contrazione economica”. Gentiloni ha l’ottimismo di chi, in pochi anni, le ha viste praticamente tutte. Dal Covid alla guerra. “Non ci aspettiamo altri cigni neri, ne abbiamo già avuti abbastanza”. Pertanto la clausola generale di salvaguardia, quella che ha sospeso il patto di stabilità, verrà “ragionevolmente disattivata a fine anno”. Insomma, il cigno nero arriverà per i conti degli Stati e degli enti locali.

 

Gentiloni, poi, ha parlato dei temi caldi del dibattito politico ed economico. Uno su tutti, gli aiuti di Stato e la flessibilità sui fondi già stanziati. Secondo il commissario Ue all’economia, l’Italia troverebbe lo spazio fiscale che non ha nell’applicazione del Pnrr: “La Commissione ha fatto la sua proposta per come garantire un trattamento di incentivi agli investimenti. Naturalmente il contributo italiano a questa discussione è molto rilevante e utile. Ricordiamoci sempre che, in ogni modo, nel quadro della necessità di rafforzare e incentivare gli investimenti per molti Paesi, tra cui l’Italia, la priorità oggi si chiama Pnrr. Perché è in quel tipo di impegno che possiamo tradurre la necessità di avere uno spazio fiscale per promuovere investimenti”. Tuttavia Gentiloni sottolinea che le modifiche al Pnrr non potranno essere un tanto al chilo. Anzi “devono essere fondate, motivate progetto per progetto, perché le condizioni oggettive sono cambiate e richiedono un intervento”. L’approccio “vale per tutti i Paesi, non solo per l’Italia”. Dunque spiega: “Noi chiediamo a tutti i Paesi, inclusa l’Italia, se possibile di concentrare le loro richieste di modifica che possono derivare non solo dal nuovo capitolo RePower Eu, da modifiche sugli esistenti piani di Recovery e o dal cambio delle dotazioni economiche, che per alcuni Paesi è abbastanza rilevante”.

 

Mentre l’Europa ostenta ottimismo, un appello accoratissimo (più che alla Ue, alla Bce) arriva dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Che, al Warwick Economic Summits, invita Francoforte alla prudenza: “Oggi la disinflazione è ovviamente necessaria, ma visti i livelli di debito privato e pubblico che prevalgono nell’area dell’euro, dobbiamo stare attenti a evitare di progettare un aumento non necessario ed eccessivo dei tassi di interesse reali. Sono convinto che la credibilità delle nostre azioni si conservi non mostrando i muscoli di fronte all’inflazione, ma mostrando continuamente saggezza ed equilibrio. A tal fine, è indispensabile un’attenta valutazione quantitativa dei rischi e dei loro effetti”. Una stoccata ai falchi: “In particolare – dice Visco -, mi preoccupano affermazioni che sembrano attribuire un peso (molto) maggiore al rischio di fare troppo poco. È vero che attualmente l’inflazione è ancora al di sopra del nostro obiettivo e capisco che ciò comporterebbe un costo per l’economia se ciò portasse alla necessità di una politica più forte e restrizione più prolungata della politica monetaria. Tuttavia, i costi legati al rischio di fare troppo non devono essere considerati meno importanti, come abbiamo appreso dall’esperienza all’indomani della grande crisi finanziaria”.


Torna alle notizie in home