Politica

Il voto costa venti euro: siamo alla svendita dei diritti

La denuncia choc del magistrato Giannella alla Commissione antimafia

di Cristiana Flaminio -


Un voto, venti euro. Ecco quanto vale la democrazia in certi contesti dell’Italia. Il magistrato Francesco Giannella, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Bari e fino a pochi giorni fa procuratore aggiunto della Repubblica, è sfilato in audizione a Palazzo San Macuto, a Roma. Dove ha risposto alle domande dei parlamentari della Commissione d’inchiesta sulle mafie e le altre consorterie criminali. Le risposte di Giannella non sono state proprio consolatorie e, anzi, hanno squarciato il velo su un fenomeno duro, durissimo, a morire. Quello del voto di scambio.

Il prezzo della cittadinanza: un voto a venti euro

Il procuratore Giannella ha risposto alla Commissione spiegando che il voto di scambio, lungi dall’essere sconfitto, è un fatto che caratterizza, e depaupera, la democrazia in tanti, troppi, contesti del nostro Paese. Le parole del magistrato sono state nette. Scambiare il proprio diritto di voto per soldi, ha dichiarato Giannella, “preoccupa perché c’è la constatazione del fatto del decadimento morale della popolazione, anche se forse non ho il diritto di esprimere giudizi morali, che vende facilmente il proprio voto per venti o venticinque e che aliena in questo modo il diritto fondamentale di essere cittadino, cioè di esprimere liberamente una propria preferenza, sinceramente è abbastanza deprimente”.

Una strana idea di libertà

È un problema di povertà, verrebbe da dire. Materiale, sicuramente. Ma pure morale. Il guaio è che la democrazia è in crisi e, come ha spiegato il coordinatore della Dda del capoluogo pugliese non lo è solo nell’emarginazione sociale: “Nella società civile si percepisce sempre meno il disvalore del voto di scambio e della vendita del proprio voto, anzi è considerato un fatto sostanzialmente legittimo, come se fosse una espressione anche questa di libertà: la libertà di decidere di vendere il proprio voto”. Quindi ha spiegato che l’attenzione della magistratura resta alta: “È chiaro che dal punto di vista delle strategie investigative – ha aggiunto – non possiamo aprire un fascicolo per voto di scambio contro ignoti. Noi dobbiamo partire da alcuni elementi concreti su cui poi eventualmente sviluppare una attività investigativa, elementi concreti che non sempre arrivano. Come è capitato in passato molto spesso si parte da occasioni oppure da indagini che hanno natura completamente diversa”.


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