Esteri

Witkoff a Mosca per uscire dallo stallo. E Zelensky attende Erdogan

Paramonov accusa l'Italia di seguire la linea di Zelensky

di Ernesto Ferrante -


Steve Witkoff, inviato del presidente americano Donald Trump, arriverà domani a Mosca. Il Cremlino ha definito “utile e importante” la visita e non ha escluso un incontro tra Witkoff e il presidente russo Vladimir Putin.

Il vertice tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky non ha ancora una data perché non sono ancora stati completati “tutti i lavori preparatori”. Lo ha precisato il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov, mentre il presidente ucraino continua a pressare per questa opzione.

Kiev preme su Washington

Se Mosca non cambierà registro entro l’8 agosto, Kiev si aspetta le sanzioni secondarie sulle esportazioni di petrolio russo. A dichiararlo è stato Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, in riferimento al nuovo ultimatum di Trump a Putin. “Dopodiché vedrà se questo contribuisce o meno a porre fine alla guerra – ha aggiunto Podolyak in un’intervista pubblicata sul sito del Guardian – E in caso negativo si passerebbe al prossimo passo”.

“Trump ha già detto di essere pronto a vendere all’Europa tutte le armi che vogliono. Prima non lo diceva – ha osservato il consigliere del leader ucraino – È già una concezione diversa del mondo”.

L’Ucraina si sta preparando a ricevere il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Lo ha fatto sapere l’ambasciatore ucraino in Turchia, Nariman Dzhelyalov, a Rbc Ukraine. Al centro dei colloqui ci sarà la ratifica di un accordo di libero scambio tra i due Paesi. “Questa visita richiede uno sforzo notevole, poiché ci sono molti problemi che ne complicano l’organizzazione”, ha proseguito Dzhelyal.

“Il presidente Zelensky ha proposto che l’accordo di libero scambio venga ratificato durante la visita di Erdogan, il che rappresenterebbe un passo significativo e simbolico”, ha osservato l’ambasciatore ucraino.

Paramonov accusa l’Italia di russofobia e ucrainofilia

Non si placa la tensione tra Russia e Italia. “Al momento non ci possiamo fidare dei nostri interlocutori italiani”, ha affermato in una lunga intervista al quotidiano Izvestia l’ambasciatore russo a Roma, Alexei Paramonov, denunciando come nell’“elite italiana, dopo il Covid, siano entrati due nuovi virus: la russofobia e l’ucrainofilia”.

Per Paramonov, da quando è iniziata l’operazione militare speciale Ucraina tre anni fa, “non ci sono stati cambiamenti significativi nell’establishment italiano e vediamo per lo più gli stessi volti. Ma c’è una piccola sfumatura: due nuovi virus sono entrati nell’élite italiana per sostituire l’epidemia di Covid: la russofobia e l’ucrainofilia, che, grazie alla loro sinergia, assumono forme particolarmente aggressive e portano a conseguenze molto deprimenti sia in termini di processi politici interni che di posizionamento sulla scena internazionale”.

Di conseguenza, sostiene l’ambasciatore, “anche i nostri interlocutori immuni da questo flagello preferiscono isolarsi nelle condizioni attuali per non essere contagiati, salvaguardare le loro convinzioni e preservare il buon senso”.

Secondo Alexei Paramonov, convocato alla Farnesina la scorsa settimana per protestare contro l’inserimento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un elenco di ‘russofobi’ da parte del ministero degli Esteri della Russia, “la leadership italiana rimane ermeticamente chiusa ai contatti ufficiali con la parte russa a tutti i livelli. A volte sembra che in un certo senso applichi l’approccio del capo del regime di Kiev Zelensky, che ha imposto un auto-divieto di condurre qualsiasi negoziato con la Russia”.


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