Esteri

Xi-Joe scoppia la pace

di Adolfo Spezzaferro -


Non semplicemente una storica stretta di mano: ieri al G20 di Bali abbiamo visto l’immagine plastica del presidente Usa Joe Biden e di quello cinese Xi Jinping spartirsi pacificamente il mondo. Con buona pace della Russia, sempre più nell’angolo – l’altra immagine plastica è infatti quella dell’assenza del presidente Vladimir Putin. Cina e Usa sono d’accordo a non alzare il livello di scontro, anche se resta il nodo Taiwan. Ma gli occhi sono puntati sulla guerra in Ucraina, con Washington che va in pressing sul presidente Volodymyr Zelensky per fare la pace ora, che è entrato trionfante a Kherson (non liberata ma abbandonata dalle truppe russe).

La pace rinnovata tra Washington e Pechino mostra una volta per tutte che le due grandi potenze non hanno eguali, Federazione russa compresa – geopoliticamente potenza regionale.

I due leader hanno avuto un colloquio di tre ore, “faccia a faccia. perché nulla può sostituire questi incontri, di persona”. Al termine di quello che è il vertice più importante del 2022 a livello geopolitico, Biden ha assicurato che “non ci sarà”, tra le due superpotenze, “una nuova guerra fredda”; dal canto suo, Xi ha assicurato che Pechino “non ha alcuna intenzione di sfidare” gli Stati Uniti, perché “il mondo è abbastanza grande perché i due Paesi possano svilupparsi e prosperare assieme”. Biden ha detto a Xi che “gli Stati Uniti continueranno la propria vigorosa concorrenza alla Cina”, ma che questa dovrà però rimanere “responsabile e non sfociare in conflitto”. Per questo è essenziale che vengano mantenute sempre linee di comunicazione tra le due superpotenze: i due leader hanno deciso di affidare questo compito ai livelli più alti delle rispettive amministrazioni. Anche Xi ha parlato della competizione, che deve “riguardare la capacità di imparare, l’uno dall’altro, a migliorarsi e a fare progressi insieme, e non certo ad abbattersi vicendevolmente in un gioco a somma zero”.
I due leader hanno concordato sul fatto che “una guerra nucleare non dovrebbe mai essere combattuta e non potrà mai essere vinta” e hanno sottolineato la loro opposizione “all’uso o alla minaccia dell’uso di armi nucleari in Ucraina”. Dal canto suo, la Cina si è detta “estremamente preoccupata per l’attuale situazione in Ucraina”. Di fronte “a una crisi globale e composita come quella in Ucraina, è importante riflettere seriamente su quanto segue: primo, conflitti e guerre non producono vincitori; secondo, non c’è soluzione semplice a una questione complessa; e terzo, il confronto tra i principali Paesi deve essere evitato”. Per questo, ha sottolineato Xi, “sosteniamo e attendiamo impazienti la ripresa dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina e auspichiamo anche che Usa, Nato e Ue dialoghino con la Russia”.

Certo, su Taiwan il rischio di escalation permane, con Biden che ha sostenuto che sulla volontà di Pechino di annettere l’isola la politica Usa di sostegno all’isola “non cambia”. Pechino ha replicato che quella di Taipei è “la prima linea rossa da non superare nei rapporti tra Usa e Cina” e che la “questione di Taiwan è al cuore degli interessi cinesi: chiunque provasse a separare Taiwan dalla Cina, li violerebbe”. “Risolvere la questione di Taiwan”, ha detto Xi, “è un problema interno alla Cina, che riguarda il popolo cinese”. Più chiaro di così si muore.


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