Esteri

Zelensky dal papa: a Roma si parla di ricostruzione, a Londra di distruzione

Il Pontefice ha ribadito la disponibilità ad ospitare in Vaticano i negoziati di pace

di Ernesto Ferrante -


Papa Leone XIV, nella giornata di ieri, ha ricevuto in udienza il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, “con il quale si è intrattenuto sul conflitto in corso e sull’urgenza di percorsi di pace giusti e duraturi”. “Nel corso del cordiale colloquio, ha fatto sapere il Vaticano, si è ribadita l’importanza del dialogo come via privilegiata per porre fine alle ostilità”. Il Papa “ha espresso dolore per le vittime e rinnovato la propria preghiera e vicinanza al popolo ucraino, incoraggiando ogni sforzo volto alla liberazione dei prigionieri e alla ricerca di soluzioni condivise”. Prevost ha anche riaffermato “la disponibilità ad accogliere in Vaticano i Rappresentanti di Russia e Ucraina per i negoziati”.

Zelensky ringrazia il Papa

“Sono grato per l’incontro e una conversazione molto sostanziale con @Pontifex. Apprezziamo tutto il sostegno e ogni preghiera per la pace in Ucraina. La proposta di tenere riunioni a livello di leader in Vaticano rimane aperta e del tutto possibile, con l’obiettivo di fermare l’aggressione russa e raggiungere una pace stabile, duratura e genuina. Al momento, solo Mosca continua a respingere questa proposta, poiché ha respinto tutte le altre iniziative di pace”, ha scritto Zelensky sui suoi canali social.

“Continueremo a rafforzare la solidarietà globale in modo che la diplomazia possa ancora avere successo. Ho ringraziato in particolare il Papa per il suo sostegno ai bambini ucraini, in particolare a quelli tornati dalla prigionia russa. I bambini ucraini ora hanno l’opportunità di riabilitazione e riposo in Italia, e tale ospitalità e sincerità sono estremamente importanti”, ha aggiunto il leader ucraino su X. Il Papa è stato invitato a visitare l’Ucraina.

L’Ucraina attende gli armamenti dagli Usa

Pace e guerra si sono intrecciate ancora una volta. Volodymyr Zelensky ha fatto sapere di aver incaricato il ministro della Difesa ucraino e il capo di Stato Maggiore generale di “intensificare i contatti con la parte americana” in merito alla fornitura di sistemi di difesa aerea, dopo la promessa del capo della Casa Bianca, Donald Trump, di inviare “più armi” a Kiev.

A guerra in corso, inizia la conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Roma oggi e domani. All’evento prenderanno parte quindici capi di Stato e di governo e duemila aziende registrate. Per ricostruire l’Ucraina, se le ostilità dovessero fermarsi subito, serviranno 500 miliardi di euro, tre volte il Piano Marshall, secondo le ultime stime della Banca mondiale. L’Italia conta di poter annunciare nuovi impegni finanziari e monetari per 14-14,5 miliardi, con la firma di un centinaio di accordi.

La conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina

Ad accogliere i leader sarà la premier Giorgia Meloni che interverrà alla sessione di apertura, subito dopo l’introduzione di Tajani, insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al cancelliere tedesco Friedrich Merz e al premier polacco Donald Tusk. A rappresentare gli Stati Uniti sarà l’inviato per l’Ucraina Keith Kellogg, che dovrebbe avere un bilaterale con Zelensky.

La riunione dei volenterosi

Il presidente ucraino si collegherà insieme a Meloni, Merz e Tusk, al premier britannico Keir Starmer e al presidente francese Emmanuel Macron a una riunione della “coalizione dei volenterosi”. Una “sovrapposizione” che cristallizza le contraddizioni esistenti tra chi a pochi minuti di distanza dai discorsi sulla ricostruzione nella capitale italiana, darà il suo assenso al prolungamento del conflitto che vorrebbe il blocco bellicista assiepato nella sede del Comando marittimo alleato di Northwood, a nord di Londra.

Donald Trump avrebbe cercato di dissuadere il presidente russo Vladimir Putin dall’attaccare l’Ucraina minacciando di “bombardare a morte Mosca” per rappresaglia. Lo stesso avrebbe fatto con il presidente cinese Xi Jinping nel caso di una potenziale invasione di Taiwan, agitando lo spauracchio delle bombe su Pechino. A raccontarlo sarebbe stato lo stesso presidente Usa durante una raccolta fondi nel 2024, secondo un audio inedito fornito alla Cnn.


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