Il capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, ha parlato di difficoltà nel Donetsk
Il suono delle sirene dell’allarme aereo a Kiev, mentre a Washington si attendeva l’arrivo alla Casa Bianca di Volodymyr Zelensky per l’incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha fatto da cupo sottofondo ad un’altra giornata complicata per Kiev sul campo di battaglia. La situazione al fronte per l’Ucraina è “attualmente molto difficile” e la Russia si prepara a una nuova offensiva nel sud del Paese. Lo ha dichiarato ai media locali il capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, avvertendo che Mosca sta riorganizzando le proprie truppe e concentrando gli sforzi in due direzioni principali.
La difficile situazione dei soldati di Zelensky nel Donetsk
La prima è quella di Pokrovsk, nel Donetsk, “che resta cruciale per i russi”, ha detto Syrskyi, ricordando che sono oltre 100mila soldati russi ammassati nell’area. La seconda è è quella di Zaporizhzhia, nel sud, dove i russi intende lanciare nuove operazioni per “sfondare le difese ed avanzare più in profondità nel territorio”.
Secondo il successore di Valery Zaluzhny, il presidente russo Vladimir Putin, “non vuole guadagnare tempo ma territorio”, anche se “ogni chilometro e ogni posizione conquistati gli costano sempre più morti e feriti”. Il generale ha inoltre parlato della tattica russa dei “mille tagli” a Pokrovsk, grazie alla quale piccoli gruppi d’assalto riescono ad avanzare improvvisamente di 10-12 chilometri in alcuni insediamenti.
“Se il Donetsk è quello di cui stiamo parlando qui, e non ci sono concessioni, dobbiamo solo non prolungare ulteriormente questa conversazione”, avrebbe affermato Trump rivolgendosi a Putin, nel corso del vertice di Anchorage di venerdì scorso, come ha spiegato una fonte citata da Axios. Il capo del Cremlino avrebbe insistito affinché alla Russia fosse concessa l’intera regione, che attualmente controlla al 75 per cento. L’intelligence americana non ha una valutazione concorde sulle possibilità delle forze militari russe di conquistare l’intero territorio a breve, tale da poterlo rendere oggetto di trattativa al tavolo negoziale.
Proseguono le evacuazioni dei civili
Nel frattempo migliaia di civili sono stati evacuati dalle zone intorno alla linea del fuoco, settemila solo il 14 agosto, come ha reso noto Novaya Gazeta Europe. Il governatore Vadym Filashkin ha ordinato alle famiglie con figli di lasciare le località di Druzhkivka, Andriivka, Novoandriivka, Varvarivka e Rohanske, e poi anche da Dobropillia e dai villaggi adiacenti. Nello stesso giorno, è stato sospeso il collegamento ferroviario fra Druzhvka e Kramatorsk e Slovyansk. Sono stati anche chiusi gli ultimi uffici postali ancora aperti a Kostyantynivka così come gli ultimi negozi di alimentari a Pokrovsk. Kramatorsk e Slovyansk, città del Donetsk ancora controllate dall’Ucraina, sono obiettivo di raid russi sempre più frequenti.
“Comprendiamo che non dovremmo aspettarci che Putin abbandoni volontariamente l’aggressione e i nuovi tentativi di conquista. Ecco perché la pressione deve funzionare, e deve essere una pressione congiunta: da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, e da parte di tutti coloro che nel mondo rispettano il diritto alla vita e l’ordine internazionale”, ha scritto Volodymyr Zelensky in un post su ‘X’ dopo la riunione presso l’ambasciata ucraina di Washington con i rappresentanti europei. Un tentativo di alzare la posta in palio che si scontra con una realtà che impone delle dolorose cessioni territoriali per arrivare ad un accordo con la controparte.