Politica

Zuppi invoca Santa Chiara per la pace: “Facciamo come lei”

"Quando siamo disarmati possiamo disarmare il male"

di Cristiana Flaminio -


Un nuovo appello alla pace è giunto direttamente da Assisi dove il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi, ha presieduto la messa in onore di Santa Chiara. Parole importanti che risuonano sull’onda dell’appello lanciato dal Pontefice Leone XIV e che, da Assisi, rimbombano in tutto il mondo: “Seguiamo l’esempio di Chiara, che affronta il male disarmata e disarmante”.

Zuppi e la figura di Santa Chiara

“L’antifona della celebrazione odierna, con molta poesia, dice così: ‘Oggi è sorta una stella; oggi Santa Chiara poverella di Cristo è volata alla Gloria del cielo’. E allora alziamo lo sguardo per capire qualcosa di noi stessi e della terra e lasciamoci guidare tutti dall’unico amore di Dio”, ha esortato Zuppi. Che ha affermato: “Usciamo a riveder le stelle, come disse Dante, per non restare avvolti nel buio dell’orrore e della violenza alla quale non possiamo abituarci, terribile; e degli inferni di sofferenza che vediamo intorno a noi, non solo quelli distanti”. Zuppi ha ricordato che “Quando l’uomo si fa Dio e si crede onnipotente e cancella il desiderio – che è insieme il suo limite e il superamento di questo – finisce per costruire dei veri inferni sulla terra. E invece, come disse Papa Francesco, ‘l’uomo non è onnipotente, da solo non ce la può fare: e se estromette Dio finisce per adorare le cose terrene: ma i beni del mondo non sono il motivo del nostro viaggio sulla terra’”.

L’esempio della Santa

Il cardinale Zuppi ha aggiunto, nella sua preziosa omelia: “Dovremmo farci guidare dalla dolce e ferma Chiara e anche da voi, sue sorelle e figlie, che con la luce della vostra presenza siete un faro di umanità, di accoglienza, di preghiera. Io credo che voi ancora difendiate la città: e noi dobbiamo impegnarci per costruire non inferni, ma paradisi di vita vera, riconciliata, con la forza che le nostre sorelle clarisse testimoniano”. E ancora, l’attenzione del presidente Cei s’è spostata sulla coesione sociale: “La gioia luminosa di Santa Chiara  è stata sempre insieme alle sorelle: Santa Chiara è stata una sposa che si è pensata in comunione e in comunità: e quanto abbiamo bisogno di comunità, di pensarci insieme, con relazioni non aziendali ma di amore, di luoghi dove vivere il comandamento ‘Amatevi gli uni gli altri’. Un comandamento lasciatoci da Gesù, che non è facoltativo”.

“Amare vuol dire tenerezza”

Il cardinale ha poi aggiunto: “Clausura non è certo estraneità o distanza dalla vita concreta, ma è anzi spazio per vivere pienamente la comunione con Dio, senza interferenze. La risposta alla tribolazione che tutti abbiamo non è far finta che non ci sia, un benessere improbabile o paradisi che diventano prigioni; la risposta alle tribolazioni è rimanere con Gesù, nostra speranza, forti del suo amore e motivo per cui non ci scoraggiamo. Santa Chiara, e voi care sorelle, ci aiutate con la dimensione spirituale senza la quale non si può vivere”. Quindi l’esortazione: “Santa Chiara – ha ricordato Zuppi – ci ricorda che amare significa tenerezza. Santa Chiara non cerca soluzioni aziendali ma solo familiari, senza nessun ruolo autoritario o assillante, ma sempre con premura e umiltà: e infatti Chiara preferisce farsi chiamare sorella e che le sembra più importante del nome di madre”.

“Disarmata e disarmante”

Il presidente della Cei ha concluso così la sua omelia, parlando di pace: “Santa Chiara in questo Giubileo della speranza ci aiuta a scegliere la via della pace, ci ricorda che la preghiera è più forte della guerra e questo ci ispira a metterci in gioco e a seguire il Signore, che affronta il male. Di fronte alla violenza seguiamo l’esempio di Chiara, che affronta il male disarmata e disarmante, come ci ha chiesto anche papa Leone. Santa Chiara, disarmata e disarmante, affronta un male che metteva paura: seguiamo il suo esempio – l’invito di Zuppi – quando siamo disarmati possiamo disarmare il male”.


Torna alle notizie in home