PRIMA PAGINA-In carcere per errore. Anche i magistrati sbagliano. Colloquio con Pierantonio Zanettin
Anche i magistrati sbagliano. Non è uno spot pubblicitario o il brand di una campagna discriminatoria nei confronti dell’ordinamento giudiziario. Lo dicono i numeri. I dati del ministero della Giustizia parlano infatti chiaro e sono impietosi: dal 2018 al 2023 in Italia almeno 4.368 persone sono state ingiustamente arrestate, tanto che lo Stato ha dovuto risarcire una somma di 193 milioni e 547 mila 821 euro a quanti sono stati immeritatamente privati della libertà. Donne e uomini che, nel frattempo, nella maggior parte dei casi, hanno perso tutto, dalla libertà al lavoro, passando, in molti casi, per la famiglia e gli affetti. Per non parlare della dignità e della voglia stessa di andare avanti e di guardare al domani di chi, ingiustamente, si ritrova umiliato in cella da innocente ed è costretto a difendersi da accuse per reati che non ha commesso. Si tratta di statistiche e distorsioni impressionati snocciolate, in un colloquio con L’identità, dal senatore e capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato Pierantonio Zanettin. “Forza Italia – puntualizza immediatamente il parlamentare azzurro, rimarcando la centralità che questa tematica ha per il suo partito – è da sempre molto sensibile al tema delle ingiuste detenzioni e degli errori giudiziari. Abbiamo visto, dai dati resi noti a seguito di una ricognizione del ministero della Giustizia, che negli ultimi cinque anni ci sono stati quasi 200 milioni di euro di risarcimenti erogati per circa 4.300 casi verificati e ritenuti meritevoli di indennizzo”. E’ evidente che qualcosa non torna dinanzi a numeri esorbitanti come questi. “Va detto – ci spiga Zanettin – che questi casi di ingiusta detenzione riguardano quasi sempre la detenzione preventiva, un’anomalia tutta italiana”. La custodia cautelare domiciliare o in carcere, infatti, è una misura preventiva che, in quanto tale, viene adottata prima del processo, quindi senza che si sia stabilita la colpevolezza o meno non solo dell’imputato in un procedimento, ma addirittura di chi è ancora solamente indagato. Una misura che nel nostro Paese è pari a circa il 57% delle misure cautelari disposte in totale. Una distorsione che, ci dice ancora il senatore forzista, “come centrodestra cerchiamo di attenuare attraverso tutta quella serie poderosa di interventi in chiave garantista che portiamo avanti quotidianamente. Mi riferisco alle iniziative per una migliore disciplina delle intercettazioni, per un migliore utilizzo del trojan, per addivenire a metodi investigati trasparenti, lineari e rispettosi dei diritti dei cittadini, così da evitare errori giudiziari e, quindi, che ci siano casi di ingiusta detenzione. Da questo punto di vista Forza Italia nel panorama politico italiano è certamente il partito che, fin dalla sua fondazione, si è più impegnato sui temi della giustizia”. Eppure, davanti a un simile stato dei fatti, un’osservazione sorge spontanea: quando parliamo di ingiusta detenzione il presupposto, ovviamente, è che ci sia stato un errore giudiziario. Da qui alla responsabilità civile dei magistrati, questione da anni dibattuta con toni decisamente accesi nelle aule parlamentari, il passo è più che breve, conseguenziale. “C’è stato un referendum trent’anni fa – ricorda Zanettin – che è rimasto disatteso. Tutte le normative che da allora si sono succedute non hanno mai portato a una responsabilità vera da parte dei magistrati e su questo bisognerà ulteriormente lavorare per responsabilizzare di più i giudici quando sbagliano. Anche su questo il centrodestra ha lavorato affinché nei giudizi dei magistrati emergano gli eventuali errori giudiziari. Abbiamo chiesto che nelle cosiddette pagelle si tenga conto non solo delle gravi anomalie, ma dell’intero percorso disciplinare e professionale dei singoli magistrati, proprio per evidenziare se c’è qualcuno che sbaglia più di altri”. Ma se errare è umano, perseverare è diabolico. Quindi, in nome di tutte le vittime della malagiustizia, sarebbe auspicabile che si abbattessero quelle trincee invalicabili che erigono certe professionalità, ipso facto, ad entità superiori, semplicemente per sistemare alcune storture e fare in modo che i comuni mortali restino tali, senza rischiare di vivere ingiustamente l’inferno da vivi e, soprattutto, da innocenti.
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