Esteri

Tajani e altri 21 ministri degli esteri chiedono la ripresa degli aiuti a Gaza

di Giuseppe Ariola -


Ventidue ministri degli Esteri, tra cui il vicepremier italiano Antonio Tajani, hanno firmato un appello congiunto per chiedere la ripresa totale degli aiuti umanitari a Gaza e il pieno ripristino dell’operatività delle Nazioni Unite sul territorio. L’iniziativa, sottoscritta anche da rappresentanti dell’Unione Europea e da Paesi come Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Australia e Giappone, si fonda su un principio chiaro: gli aiuti umanitari non devono mai essere politicizzati, e la popolazione civile palestinese deve essere protetta da cambiamenti forzati di carattere demografico o territoriale. Nel documento si chiede al governo israeliano di consentire “immediatamente una ripresa completa degli aiuti a Gaza” e di permettere alle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie di operare “in modo indipendente e imparziale”, al fine di salvare vite umane, ridurre la sofferenza e garantire la dignità delle persone colpite dal conflitto. I firmatari sottolineano che, nonostante alcuni segnali di riavvio degli aiuti, Israele ha bloccato per oltre due mesi l’ingresso di forniture essenziali. Le scorte di cibo e medicinali sono quasi esaurite e la popolazione affronta una crescente crisi alimentare. Prima del blocco, l’Onu e le ONG operavano a Gaza con grande coraggio, affrontando rischi elevatissimi e numerose restrizioni. Le organizzazioni umanitarie – si legge nell’appello – lavorano secondo principi riconosciuti a livello internazionale: neutralità, imparzialità, indipendenza e umanità. Dispongono di mezzi, esperienza e copertura logistica per intervenire in modo capillare sul territorio, e devono essere messe in condizione di farlo senza ostacoli. I ministri esprimono preoccupazione per il nuovo modello proposto da Israele per la distribuzione degli aiuti, che l’Onu e le organizzazioni umanitarie non ritengono sostenibile. Questo schema, avvertono, non solo non garantisce efficacia e tempestività, ma espone a rischi i beneficiari e gli operatori sul campo, minando l’autonomia e il ruolo delle Nazioni Unite. Infine, l’appello ribadisce la necessità di un cessate il fuoco immediato e del rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas. I firmatari insistono sulla necessità di riprendere il percorso verso una soluzione a due Stati, considerata l’unica via credibile per una pace duratura tra israeliani e palestinesi e per garantire la stabilità della regione nel lungo periodo.


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