Lo sport in Costituzione: un diritto per tutti un impegno collettivo
Con l’inserimento dello sport in Costituzione l’Italia ha compiuto un passo fondamentale verso il riconoscimento del valore educativo, sociale e culturale della pratica sportiva. L’articolo 33 della Carta, modificato nel 2023, affermando che “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”, sancisce definitivamente il concetto di sport come un diritto universale e non un privilegio per pochi.
Una svolta politica e culturale che apre nuove prospettive e impone nuove responsabilità. Il principio è chiaro: lo sport è per tutti, ma affinché questa affermazione diventi realtà e non solo uno slogan occorre affrontare gli ostacoli ancora presenti e abbattere le barriere che ancora oggi impediscono a molti – in particolare ai giovani, alle persone con disabilità e a chi vive in condizioni economiche o sociali svantaggiate – di accedere liberamente alla pratica sportiva.
In un Paese dove oltre un terzo degli adolescenti non fa attività fisica regolare, il diritto allo sport deve tradursi in azioni concrete: garantire pari opportunità in questo ambito non è solo una questione di salute pubblica, ma di giustizia sociale. Lo sport, infatti, educa al rispetto, alla collaborazione, alla disciplina, diventando un potente strumento di crescita personale e collettiva.
Un altro pilastro fondamentale è l’inclusione sociale: lo sport è un linguaggio universale che supera le differenze di origine, cultura, genere, religione. Nei quartieri difficili, nelle periferie urbane o nelle aree interne, i campi da gioco e le palestre possono diventare presidi di legalità e comunità, come è stato ampiamente dimostrato a Caivano, diventato un “luogo simbolico”, un modello replicabile e replicato in altre periferie italiane grazie al progetto “Illumina – Sport e Salute a Caivano”.
Investire nello sport vuol dire prevenire il disagio giovanile, rafforzare il senso di appartenenza e offrire modelli positivi di vita. E la chiave per trasformare il principio costituzionale in realtà è proprio la sinergia istituzionale: governo centrale, enti locali, scuole, federazioni sportive e terzo settore devono lavorare in rete per costruire un sistema inclusivo, stabile e capillare, capace di offrire spazi, strutture, formazione e programmi adeguati perché solo attraverso una collaborazione continuativa e strategica tra le istituzioni è possibile realizzare politiche sportive efficaci e durature.
Inserire lo sport in Costituzione non è solo un gesto simbolico: è un impegno concreto verso un’Italia più equa, attiva e solidale. Ora spetta a tutti – istituzioni, cittadini, educatori – trasformare questo principio in realtà quotidiana. Lo sport in Costituzione è molto più di un riconoscimento simbolico, è una chiamata all’azione. La Carta fissa il principio, ma la sua attuazione dipende da noi.
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