Agromafie, un business da oltre 25 miliardi
Il business delle agromafie in Italia ha raggiunto la cifra record di 25,2 miliardi di euro, praticamente raddoppiando in poco più di un decennio. Dopo la battuta d’arresto causata dalla pandemia, le organizzazioni criminali hanno rapidamente recuperato terreno, estendendo la loro influenza a nuove aree del comparto agroalimentare. È quanto emerge dal nuovo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio Agromafie, e presentato al Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi, sede della stessa Coldiretti. Il settore agroalimentare, da tempo considerato strategico, è ormai una delle mete privilegiate delle mafie, che ne sfruttano ogni vulnerabilità. Le attività illecite spaziano dal caporalato – che coinvolge in particolare lavoratori immigrati, spesso gestiti da reti criminali italiane e straniere – alla falsificazione di prodotti alimentari, fino al controllo della logistica, all’appropriazione indebita di fondi pubblici, all’usura, ai furti e persino al cybercrime. Secondo il rapporto, le agromafie approfittano delle lacune normative e della burocrazia per acquisire aziende agricole, riciclare denaro e promuovere circuiti di credito illegale. Gli imprenditori agricoli, in un contesto economico già reso fragile dall’aumento dei costi di produzione e dalle tensioni internazionali, sono sempre più esposti a minacce e pressioni, volte a farli cedere terreni e attività. L’obiettivo primario delle organizzazioni criminali resta il controllo delle risorse economiche pubbliche, dei mercati e degli appalti, spesso con la complicità di professionisti compiacenti e tramite documentazione falsa. Ma le infiltrazioni si spingono anche alla ristorazione, ai mercati ortofrutticoli e alla grande distribuzione, fino ad arrivare alle frodi alimentari, con prodotti adulterati o privi di etichettatura, spesso venduti nei discount. I settori maggiormente colpiti sono quelli del vino, dell’olio, dei mangimi e del riso, con l’utilizzo di agrofarmaci vietati e l’importazione di prodotti spacciati per biologici dall’Est Europa. Particolarmente preoccupante è il fenomeno dell’Italian sounding e delle frodi legate al packaging, che danneggiano sia i consumatori che l’immagine del Made in Italy. Alla presentazione del rapporto hanno preso parte, tra gli altri, Ettore Prandini e Vincenzo Gesmundo, rispettivamente presidente e segretario generale di Coldiretti, Gian Maria Fara (presidente Eurispes), il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.
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