Chiusa la partita del terzo mandato si apre quella degli aspiranti governatori
Dopo lo stop secco all’ennesimo tentativo della Lega di modificare la legge che vieta il terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione è partita ufficialmente la corsa per individuare i candidati governatori nelle regioni che saranno chiamate al voto il prossimo autunno. Le speranze del Carroccio di ricandidare Luca Zaia in Veneto sono quindi andate in fumo. Il governatore, dal canto suo, ha reagito con eleganza e intelligenza tipica del politico navigato alla bocciatura dell’emendamento proposto dalla Lega al Senato: “Non ne sapevo nulla, per me era una partita chiusa da tempo!” Dichiarazione distaccata, forse anche strategica, mentre nel partito serpeggia il malumore. La sensazione però è che altri problemi siano dietro l’angolo con Fratelli d’Italia che adesso può allungare le mani sulle regioni del Nord. Oggi il Veneto, domani, chissà, la Lombardia. Se la stagione dei governatori che ambivano a un terzo giro si è chiusa, quella delle candidature si è aperta infatti con fragore. Cinque regioni a statuto ordinario – Veneto, Campania, Toscana, Marche e Puglia – andranno al voto tra settembre e novembre. A queste si aggiunge la Valle d’Aosta, che però, per via del suo ordinamento speciale, resta in una cornice a parte. Un test fondamentale per il centrodestra e per l’opposizione, mentre già si guarda alle politiche del 2027. In Veneto, dove il consenso di Zaia resta altissimo, il centrodestra dovrà individuare un nome all’altezza di un’eredità pesante. Tra i papabili, circolano i nomi di Elena Donazzan, eurodeputata di lungo corso, e quello di Luca De Carlo per Fratelli d’Italia, ma anche Flavio Tosi potrebbe tornare in pista con l’appoggio di Forza Italia. In Campania, invece, Vincenzo De Luca si prepara all’addio con meno diplomazia e signorilità, provando a far slittare le elezioni. Il Pd dovrà quindi trovare un nuovo profilo, tra le proprie file o tra quelle del Movimento 5 Stelle, qualora i due partiti corressero insieme. Il rischio però è che l’uscita di scena del ras di Salerno apra più ferite che prospettive, soprattutto per quanto riguarda la scelta del suo successore. Complicato il quadro anche in Puglia per il centrosinistra a causa delle lacerazioni lasciate in eredità da Michele Emiliano. La Regione, comunque, non sembra contendibile, proprio come la Toscana, sebbene il centrodestra appaia in leggera risalita. Situazione diversa nelle Marche, dove Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia dovrebbe essere confermato per la corsa a un secondo mandato. A sfidarlo ci sarà quasi certamente Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro ed europarlamentare, uno dei nomi più spendibili del Pd. Qui la partita è apertissima, anche per il valore simbolico che ha questa regione, prima “rossa” poi conquistata dalla destra meloniana.
Per quanto riguarda la data delle elezioni, il calendario non è ancora ufficiale, ma l’orientamento del governo è chiaro: un election day tra la fine di settembre e la seconda metà di ottobre. Accorpare il voto è l’obiettivo, anche per evitare che ogni appuntamento regionale si trasformi in un referendum sull’esecutivo. Sebbene si tratti di elezioni locali, in realtà si tratterà di un banco di prova politico importante. Il governo dovrà dimostrare di avere ancora la fiducia del Paese, mentre le opposizioni, che stanno tentando di costruire un “campo largo”, potranno testare la tenuta delle alleanze e la capacità di mobilitare gli elettori. Con lo stop al terzo mandato si chiude, quindi, una pagina importante ma se ne apre un’altra: quella delle nuove leadership, dei territori contesi, della rincorsa al 2027.
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