Cronaca

Scandalo Milano, Catella è libero

I pubblici ministeri continuano a sostenere che il filone corruttivo resta solido

di Giorgio Brescia -


Scandalo Milano, il Tribunale del Riesame di Milano ha revocato gli arresti domiciliari a Manfredi Catella, fondatore e ceo di Coima, l’ultimo tra gli arrestati nell’inchiesta sull’urbanistica milanese su cui il Riesame doveva esprimersi. Questo provvedimento ha riportato Catella in libertà, annullando così la misura cautelare a cui era sottoposto dal 31 luglio.

L’inchiesta di Milano

L’inchiesta, come è noto, riguarda episodi di corruzione e induzione indebita legati alla vicenda del “Pirellino”, una questione che aveva poi investito gran parte della politica urbanistica messa in atto negli scorsi anni nel capoluogo lombardo.

I pm, in proposito, hanno coordinato le indagini hanno evidenziato un comportamento di Catella definito “padronale” e “autoritario e pressante”, con un modo di relazionarsi con la pubblica amministrazione definito fuori dalla legge, usando un sistema che coinvolgeva anche politici e funzionari come l’assessore Tancredi, il direttore generale Malangone e il sindaco Sala.

Il valore del provvedimento è alto, poiché dopo la sua revoca gli arresti domiciliari sono stati resi nulli anche per altri indagati significativi come l’ex assessore comunale all’urbanistica Giancarlo Tancredi e il manager Federico Pella, che però hanno ricevuto misure interdittive di un anno.

Il Riesame

La decisione del Riesame si basa anche sulle argomentazioni dei legali di Catella, che hanno contestato la validità di alcune accuse, in particolare riguardanti una fattura da 28mila e 500 euro considerata non falsa, contrariamente a quanto ritenuto dal Giudice per le indagini preliminari.

Le reazioni

Le reazioni sono, al solito, di tono opposto. Da una parte, una certa soddisfazione per Catella e i suoi legali, che sottolineano la presunzione di innocenza e la mancanza di prove da cui dedurre condotte illecite. Dall’altra, i pm sottolineano che le indagini proseguono e che il filone corruttivo resta solido, evidenziando come Catella fosse “sempre in contatto stretto con la politica milanese”, influenzando pesantemente l’urbanistica cittadina.


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