L’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai a Tianjin ha compiuto un salto di qualità. Il forum che inizialmente riuniva i Paesi fondatori, Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan più l’Uzbekistan, diventato un blocco con l’ingresso di India, Pakistan, Iran e Bielorussia, ha assunto la forma e la valenza di un vero e proprio “polo”. Con Afghanistan e Mongolia come “osservatori” e 14 “partner di dialogo” del calibro di Arabia Saudita, Azerbaigian, Armenia, Bahrein, Cambogia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Maldive, Myanmar, Nepal, Qatar, Sri Lanka e Turchia, ormai rappresenta circa il 40% della popolazione mondiale.
Gli obiettivi originari erano la lotta al terrorismo e la promozione della sicurezza ai confini. Ma negli anni la Sco è cresciuta fino ad avere l’ambizione di contrastare l’egemonia Usa su scala globale. Il messaggio è arrivato forte e chiaro a Washington, allertata in particolare dalle mosse di Nuova Delhi.
“Quello che pochi capiscono è che facciamo pochissimi affari con l’India, ma loro ne fanno enormi con noi. In altre parole, ci vendono enormi quantità di beni, siamo il loro più grande cliente, ma noi vendiamo pochissimo a loro. Finora è stata una relazione totalmente a senso unico, e lo è stata per decenni”, ha scritto uno stizzito Donald Trump in un post su Truth Social. Il presidente degli Stati Uniti ha accusato gli indiani di aver applicato “dazi altissimi, i più elevati di qualsiasi altro Paese”, impedendo alle imprese americane di penetrare nel loro mercato.
Il capo della Casa Bianca ha aggiunto che la situazione commerciale tra i due Paesi è stata “un disastro totalmente a senso unico”, sottolineando che l’India “compra la maggior parte del suo petrolio e dei suoi prodotti militari dalla Russia, e pochissimo dagli Stati Uniti”. Pronta la ritorsione, ma con risultati tutti da verificare, considerata la ciambella di salvataggio a disposizione di Modi: “Ora ci hanno offerto di tagliare i loro dazi a zero, ma è tardi. Avrebbero dovuto farlo anni fa”.
L’avvertimento del tycoon è arrivato in un contesto geopolitico in cui si stanno creando nuovi equilibri. Il premier indiano Narendra Modi in Cina ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping e il leader russo Vladimir Putin. La “scelta giusta” è che la Cina e l’India diventino amici, ha detto Xi a Modi durante il loro faccia a faccia, il primo dopo sette anni. Il riavvicinamento tra le nazioni più popolose del mondo, accelerato dagli attriti comuni con gli Stati Uniti, procede a ritmo spedito.
La strada tracciata da Xi Jinping
“Il mondo oggi è attraversato da trasformazioni che accadono una volta ogni secolo. La situazione internazionale è al tempo stesso fluida e caotica”, ha rimarcato il presidente cinese nel discorso di apertura. “È la scelta giusta per entrambe le parti essere amichevoli e avere buoni rapporti di vicinato, essere partner che favoriscono il successo reciproco e il far danzare insieme il drago e l’elefante”, ha continuato Xi Jinping riferendosi ai simboli tradizionali delle due potenze asiatiche.
La presa di posizione a favore dell’Iran
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ha lanciato anche un avvertimento contro “qualsiasi tentativo di reinterpretare o interpretare arbitrariamente” la risoluzione delle Nazioni Unite che approvava l’accordo nucleare del 2015 con l’Iran, dopo che Francia, Germania e Gran Bretagna hanno attivato il meccanismo di “snapback” per reintrodurre le sanzioni contro Teheran.