Giovani senza più legami: l’allarme della violenza
Famiglie deboli, scuole delegittimate, istituzioni che non riescono più a imporsi come riferimento: i giovani vivono senza più punti fermi
Giovani che non ascoltano più, giovani che non riconoscono più autorità né modelli positivi. La fotografia che emerge oggi è preoccupante: il disagio cresce di giorno in giorno e le cronache raccontano episodi sempre più drammatici di violenza, aggressività e ribellione incontrollata.
Nell’epoca pre-digitale, un ragazzo arrivava alla maggiore età con un bagaglio prezioso: tra le 15.000 e le 25.000 ore di relazioni sociali in presenza. Ore trascorse a confrontarsi con altri giovani, a imparare da adulti, a crescere in comunità. Oggi, invece, i dati sono crollati: solo 1.500-5.000 ore. Una caduta verticale che lascia i giovani privi di strumenti relazionali ed emotivi.
Giovani senza guide
Famiglie deboli, scuole delegittimate, istituzioni che non riescono più a imporsi come riferimento: i giovani vivono senza più punti fermi. La mancanza di adulti autorevoli porta a una frattura pericolosa, dove ogni regola appare superflua e ogni limite diventa inesistente.
Così i ragazzi crescono allo sbando, incapaci di contenere rabbia e frustrazioni, trasformandole troppo spesso in violenza gratuita.
Intrappolati nel digitale
Il digitale è ormai la gabbia invisibile in cui i giovani si formano. Social network, chat infinite e ore di scroll continuo sostituiscono le esperienze vere. Non più partite in cortile, non più relazioni autentiche, nuove generazioni che crescono dietro uno schermo, isolati e fragili.
Uno studio recente lancia un avvertimento inquietante, bastano poche ore al giorno di social per aumentare l’aggressività sadica, cioè il piacere di arrecare danno ad altri esseri umani o animali. Un segnale che non può essere ignorato.
Il rischio di un futuro perduto
Se non si interviene subito, i giovani rischiano di diventare una generazione senza empatia, senza rispetto e senza comunità. La violenza che oggi vediamo esplodere potrebbe trasformarsi in una condizione permanente. È tempo di agire, riportare gli adolescenti alla realtà delle relazioni, ricostruire comunità, restituire autorevolezza agli adulti e agli educatori. Questo non è solo un compito educativo, è una battaglia per il futuro stesso della nostra società che attualmente è buio e sempre più compromesso.
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