Cronaca

GRAVI INDIZI DI REATO – Pranzo letale, Erin Patterson: la donna dei funghi della morte

di Francesca Petrosillo -

Erin Patterson


In Australia il nome di Erin Patterson diventa sinonimo di mistero e orrore. La donna di Leongatha, cittadina rurale nello stato di Victoria, organizza un pranzo che sembra nascere dal desiderio di ricucire rapporti familiari logorati, ma che si trasforma in una tragedia destinata a scuotere l’opinione pubblica.

È il 29 luglio 2023 quando Erin invita a casa sua i suoceri Don e Gail Patterson, insieme alla sorella di Gail, Heather Wilkinson, e al marito Ian. La tavola è apparecchiata con cura, il piatto principale è un beef Wellington, ma nella salsa che accompagna la pietanza si nasconde un nemico invisibile: il fungo Amanita Phalloides, noto come “il fungo della morte”, tra i più letali al mondo. Poche ore dopo il pranzo gli ospiti accusano nausea, crampi e violenti dolori addominali.

Inizialmente si pensa a un’intossicazione alimentare, ma i sintomi peggiorano fino a diventare irreversibili. Don, Gail e Heather muoiono per insufficienza epatica acuta. Solo Ian sopravvive, dopo un trapianto di fegato d’urgenza. La comunità è sotto shock. Erin dichiara di aver cucinato i funghi per errore, afferma di non aver avuto intenzioni malvagie, piange in conferenza stampa e dice di aver amato i suoceri come genitori. Eppure, mentre i media la ribattezzano la “vedova nera di Leongatha”, emergono contraddizioni: la donna prima nega, poi ammette di possedere un essiccatore di funghi, in seguito ritrovato in discarica.

Gli esperti confermano la presenza del fungo velenoso nella pietanza. Le indagini rivelano ulteriori bugie: malattie inventate, depistaggi, versioni incoerenti. L’ipotesi dell’incidente perde forza, quella dell’avvelenamento intenzionale prende corpo. Secondo l’accusa, Erin pianifica il pranzo come un atto di vendetta contro l’ex marito, colpendo i suoi familiari più stretti.

Il processo davanti al tribunale supremo di Victoria cattura l’attenzione mondiale. L’accusa parla di premeditazione, la difesa insiste sull’errore fatale. La giuria non le crede. Il giudice Christopher Beale pronuncia la sentenza: ergastolo, con possibilità di libertà condizionale solo dopo 33 anni. Erin resta immobile mentre in aula risuonano le parole dei familiari delle vittime. Ian Wilkinson, sopravvissuto, racconta la devastazione della perdita, ma trova la forza di perdonare, chiedendo al tempo stesso giustizia.

Trasferita nel carcere femminile di massima sicurezza Dame Phyllis Frost, Erin vive in isolamento per la notorietà del caso. L’Australia intera si interroga: come un gesto domestico come cucinare possa trasformarsi in arma di morte? La cucina, simbolo di unione, diventa teatro di tradimento. La vicenda resta un monito crudele sul fragile confine tra intimità e violenza nascosta. Erin continua a proclamarsi innocente, ma la condanna la consegna alla storia giudiziaria come la donna dei “funghi della morte”.


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