Esteri

Stormi di droni e stuoli di guerrafondai (eterodiretti) si aggirano per l’Europa

Donald Tusk ha minacciato di “abbattere i caccia russi che dovessero violare lo spazio aereo polacco”

di Ernesto Ferrante -


Stormi di droni e stuoli di guerrafondai si aggirano per l’Europa. I primi appaiono nei cieli portando cattivi presagi, i secondi li seguono con la grancassa via terra annunciando che la guerra è ormai alle porte. Una cosa li accomuna: sono entrambi guidati a distanza o “eterodiretti”, se fa più chic. Il copione è standard e si conclude con la richiesta formale di attivazione dell’articolo 4 della Nato, per cercare di arrivare al 5.

Polonia, Estonia, Romania. Le volte che è stata incolpata la Russia

Il sorvolo di droni sull’aeroporto di Copenaghen è solo uno degli episodi di questa “saga”. “Non posso escludere in alcun modo che si tratti della Russia”, ha detto la premier danese Mette Frederiksen in conferenza stampa. “Abbiamo visto droni volare sopra la Polonia, anche se non avrebbero dovuto esserci. Abbiamo assistito ad attività in Romania. Abbiamo assistito a violazioni dello spazio aereo estone. Abbiamo assistito ad attacchi hacker contro aeroporti europei nel fine settimana. Ora, ci sono stati droni in Danimarca e, a quanto pare, anche a Oslo e in Norvegia”, ha aggiunto Frederiksen passando in rassegna gli ultimi eventi, quasi a voler tratteggiare un “assedio”. Il cui autore, come lei stessa ha ammesso, non si può escludere che sia la Russia. Che è cosa ben diversa dalla prova certa che sia stata la Russia.

In un post sui social, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato “la violazione russa” nello spazio aereo danese, senza indicare alcuna fonte della sua informazione. Anche questa è ormai una consuetudine.

Mosca non è coinvolta nel sorvolo dell’aeroporto di Copenaghen con droni. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, nel corso del briefing quotidiano, replicando alla premier danese. “Ogni volta sentiamo accuse infondate”, ha ribattuto Peskov.

Sospetti e teoremi

La Commissione Europea ha espresso “piena solidarietà” alla Danimarca. Il colpevole è stato già stabilito. “Aspettiamo l’esito dell’indagine, ma tutto quello che abbiamo visto nelle ultime settimane fa pensare alla Russia”, che ha agito in modo “spericolato” in almeno tre Stati membri, ha fatto sapere la portavoce per gli Affari Esteri Anitta Hipper.

“I danesi stanno in questo momento valutando esattamente cos’è che è successo per assicurarsi cosa ci sia dietro. Siamo in contatto molto stretto su questo tema, ma è troppo presto per dire”, ha commentato in maniera stranamente prudente il segretario generale della Nato Mark Rutte, a margine della riunione del Consiglio Atlantico, convocata per discutere l’incursione di tre caccia russi nello spazio aereo estone la scorsa settimana. Poi anche lui non ha resistito e ha lisciato il pelo ai portatori di elmetto: “Siamo pronti e disposti a continuare a difendere ogni centimetro del territorio alleato”.

Il premio come migliore incendiario spetta in ogni caso al premier della Polonia Donald Tusk, che ha minacciato di “abbattere i caccia russi che dovessero violare lo spazio aereo polacco”. Si tratta di un palese superamento delle regole di ingaggio Nato e del diritto internazionale che prevedono l’abbattimento solo come extrema ratio in caso di minaccia esplicita e immediata dopo che tutti i tentativi di comunicazione e intercettazione siano andati a vuoto. L’abbattimento preventivo anche in caso di un breve e accidentale sconfinamento rischia di scatenare una guerra tra Russia e Nato.

Budapest continuerà a comprare petrolio russo

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha avvertito che nel caso in cui la Russia non sia pronta a fare un accordo per porre fine alla guerra, allora gli Usa sono pienamente preparati a imporre “un giro molto forte di tariffe”. Il tycoon ha anche puntato il dito anche contro gli alleati europei, sostenendo che “dovranno unirsi” a Washington “adottando le stesse identiche misure” e interrompendo “l’acquisto di petrolio e gas dalla Russia, mentre combattono contro la Russia”.

A Trump aveva già risposto l‘Ungheria. Budapest continuerà a comprare petrolio russo. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto al Guardian è stato chiaro: “Non possiamo garantire un approvvigionamento sicuro di prodotti energetici per il nostro Paese senza fonti di petrolio o gas russe”.

Szijjarto ha precisato che “per noi, l’approvvigionamento energetico è una questione puramente fisica. Può essere bello sognare di acquistare petrolio e gas da qualche parte che non sia la Russia…ma possiamo acquistarlo solo dove abbiamo infrastrutture. Ed è ovvio che senza le forniture russe è impossibile garantire la sicurezza dell’approvvigionamento del Paese”.


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