Come su un faro sospeso sul mare un rifugio tra cielo e orizzonte blu
di ANGELINA DE SANTIS
Certi luoghi sembrano nati per raccontare una storia. Non hanno bisogno di didascalie, perché il paesaggio parla da solo e l’architettura diventa complice di una narrazione che non si esaurisce in quattro mura. Così accade al Faro di Portopiccolo, un appartamento che prende in prestito il nome e il fascino di quelle torri solitarie che hanno custodito per secoli i confini del mare. Non è un faro in senso stretto, eppure chi vi entra percepisce immediatamente la stessa sensazione: vivere sospesi tra il cielo e l’acqua, immersi in un orizzonte senza interruzioni.
Portopiccolo è un luogo speciale, nato dal recupero di una cava di pietra che si affacciava direttamente sul Golfo di Trieste. Dove un tempo si estraeva il calcare carsico, oggi si innalzano linee contemporanee che dialogano con la ruvidità della roccia. Un anfiteatro di case e terrazze che scivolano verso il mare, trasformando un vuoto industriale in un borgo di design. È qui che il Faro trova la sua ragion d’essere: incastonato tra le falesie, aperto all’infinito, un rifugio che sembra progettato per illuminare l’anima più che per guidare le navi.
Gli interni sono essenziali, misurati, costruiti per lasciare che sia la luce a dettare le regole. Non c’è ridondanza, né ostentazione. È la scenografia che cambia di continuo a dare spettacolo: l’alba che incendia la superficie dell’acqua, il pomeriggio che la veste di riflessi argentati, la sera che si accende di piccole luci in lontananza. La sensazione è quella di trovarsi in un luogo di frontiera, come nei fari che punteggiano le coste del Mediterraneo. Un isolamento apparente che diventa sinonimo di intimità: la distanza dal mondo non è esclusione, ma privilegio. È l’ideale per una coppia che cerca una casa che sia rifugio e promessa, che trasforma la privacy in un valore e il silenzio in complicità. Il mare, costante e onnipresente, diventa compagno discreto di ogni attimo, e l’orizzonte si fa misura di un tempo che scorre più lentamente, al ritmo delle correnti.
Il fascino del Faro non sta solo nella sua posizione, ma nel suo significato. Evoca la memoria dei guardiani che vegliavano sulle rotte, ma lo reinterpreta con un linguaggio nuovo, fatto di comfort e leggerezza. È un faro senza lanterna, che non ha bisogno di accendere alcuna luce perché la luce ce l’ha dentro, riflessa dall’acqua e dal cielo. Una casa che guida non con segnali ma con emozioni, che custodisce non navi ma istanti.
Abitare qui significa concedersi il lusso di un punto di vista assoluto. Non si tratta di possedere un appartamento, ma di entrare in dialogo con un paesaggio che cambia e sorprende. È la promessa che ogni giornata possa iniziare e concludersi con lo sguardo perso nell’infinito, come accadeva ai guardiani dei fari, ma con la dolcezza di una vita che non conosce più fatica o solitudine. Forse è proprio questa la chiave del suo nome: essere al tempo stesso architettura e metafora, rifugio e racconto. Il Faro di Portopiccolo è tutto questo: un sogno di pietra e luce sospeso tra cielo e orizzonte.
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