“Sistema Pavia”, il caso si allarga: coinvolti i magistrati Venditti e Mazza
Una inchiesta destinata a fare rumore
Da un inchiesta all’altra, emerge in Lombardia lo schema di una corruzione ampia e generalizzata: è il Sistema Pavia che coinvolge i magistrati Venditti e Mazza.
Il Sistema Pavia
Lo hanno delineato i magistrati di Brescia con la prosecuzione di indagini partite due anni fa nella provincia ove il mistero e i segreti sono di casa. Secondo il Grande Oriente d’Italia qui operano 10 logge massoniche più altre obbedienze. Per esempio la Gran Loggia d’Italia degli Alam, l’Ordine Massonico Tradizionale italiano.
Nel 2023 furono avviate quelle dell’inchiesta Clean arrivate nel settembre scorso a un’udienza preliminare. Quindici persone accusate di molteplici reati, dal peculato alla frode nelle pubbliche forniture, turbativa d’asta e violazione del segreto istruttorio. Tra loro, professionisti, imprenditori, amministratori pubblici. E pure due carabinieri, Antonio Scoppetta e Maurizio Pappalardo, finiti poi al centro dell’inchiesta Clean 2.
La prima inchiesta
Due anni fa, l’arresto dei vertici di Asm Pavia, l’emersione di una consulenza di poche migliaia di euro. Una consulenza indiziata di essere servita a pagare il video elettorale di una ex consigliera Asm, Elisabetta Fedegari, candidata alle Regionali per FdI.
Poi, Clean 2, intrecciata ad un nome che scotta, quel Mario Venditti ex procuratore aggiunto di Pavia noto per il caso Garlasco per il quale risulta accusato di corruzione in atti giudiziari. E tirato in ballo per somme di denaro finalizzate alla archiviazione nel 2017 della posizione di Andrea Sempio, tutt’oggi sospettato dell’omicidio di Chiara Poggi.
Pizzini ecc
La magistratura, quindi, che indaga su uno scenario in cui pubblici ufficiali, militari e amministratori si scambiano favori, utilità e denaro. Favori veicolati anche tramite intermediari, con pesanti ricadute sul funzionamento della giustizia e sulla gestione pubblica.
L’inchiesta è aperta e in espansione, vengono vagliate nuove testimonianze e svolte perquisizioni. Nel mirino, la gestione opaca di relazioni tra carabinieri, imprenditori, politici e magistrati a Pavia.
Nelle indagini metodi, termini, fisionomie e comportamenti che ci si aspetterebbe da esponenti del crimine organizzato e non da rappresentanti di istituzioni che hanno giurato fedeltà allo Stato. Fatti da accertare completamente e da approfondire, per verificare se mai potranno finire in un dibattimento ove ciascuno di loro potrà esercitare pienamente la propria difesa.
Intanto, le cronache esibiscono i brandelli degli accertamenti in corso dai quali emergono condotte e atteggiamenti a dir poco non consoni con ruoli e funzioni ricoperte.
I carabinieri coinvolti
Già una condanna a 4 anni e mezzo per corruzione e molestie per Antonio Scoppetta, carabiniere forestale in servizio nel nucleo della polizia giudiziaria, in carcere a San Vittore. È indicato per aver fatto da tramite con “pizzini” tra il procuratore Venditti (che non è indagato) e Angelo Ciocca (indagato nella Clean 1 per istigazione alla corruzione, già chiacchierato per aver incontrato nel 2009 il boss della ‘ndrangheta Pino Neri), fino al 2024 europarlamentare della Lega e poi non rieletto.
Ignoto, per ora, il contenuto di biglietti riservati – Scoppetta usava l’espressione “Vado a ritirare o consegnare le ricette ” – che i due si scambiavano.
C’è poi Maurizio Pappalardo, ex comandante del nucleo investigativo dei carabinieri, in pensione e ora agli arresti domiciliari.
I magistrati hanno trovato nel suo telefono cellulare sequestrato molti spunti per allargare le loro indagini. Comportamenti assai disinvolti, i suoi. Nell’ottobre del 2020, all’epoca delle restrizioni per il Covid – scrive il Corriere della Sera – non si faceva specie di ideare cene in ristoranti con i suoi amici, di garantire per queste e verso altre città i loro spostamenti (“Noi siamo il potere”, diceva).
Un ufficiale dell’Arma dal carattere vendicativo, se è vero che ha promosso per anni, utilizzando anche Scoppetta, azioni di persecuzione ai danni di una sua ex. Nelle intercettazioni, i riferimenti ad attività di spionaggio non autorizzato e all’invio di lettere anonime – spedite da Scoppetta – indirizzate ad inguaiare più di una persona nell’ambiente di lavoro della donna.
L’ex procuratore Venditti coinvolto nel Sistema Pavia
Questo, il quadro di indagini del Sistema Pavia nel quale ritorna alle cronache l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, da giorni al centro della nuova inchiesta sul caso Garlasco ed è indagato anche un altro magistrato che operava con lui a Pavia. E sempre a Pavia emergono ora le tracce di una società, la Esitel dei fratelli Cristiano e Raffaele D’Arena, figli di Agostino D’Arena, ex luogotenente dei carabinieri in servizio a lungo nei Ros di Milano, frequentemente utilizzato nel corso delle indagini della Procura del capoluogo lombardo.
Il caso Esitel
La Esitel era “di casa” a Pavia e svolse pure le intercettazioni nel 2017 a carico di Andrea Sempio, quelle solo oggi analizzate in ogni singola parola e per molto tempo trascurate.
Poi, accadde che a Milano, nello stesso anno, l’allora procuratore Francesco Greco mise gli occhi su una serie di società di questo settore. Ed escluse proprio la Esitel dalle indagini in corso.
Aveva rilevato che “la ditta abbia acconsentito a deviare i dati sensibili e/o riservati tratti dalle intercettazioni in corso fuori dagli ambienti rigorosamente stabiliti per legge. Se anche il procedimento penale che ne è derivato si è concluso con l’archiviazione – osservava Greco – resta l’indiscutibile disponibilità dei suoi esponenti a creare una inedita rete informatica aggiuntiva a quella ministeriale”.
La Esitel, libera da queste accuse, fu riammessa ad operare. A Pavia però, nel 2021, la Procura la estromise da quelle autorizzate, dopo l’arrivo di Fabio Napoleone al suo vertice.
Il caso Mazza
L’ultima novità del sistema Pavia riguarda l’indagine per corruzione e peculato che coinvolge Pietro Paolo Mazza, pm attualmente in servizio a Milano ma fino a un anno fa parte della procura di Pavia.
Mazza è indagato per aver ottenuto nel 2019 un’auto a prezzo di favore dalla Esitel. In cambio, Mazza avrebbe assegnato a Esitel vari incarichi, configurando così un presunto scambio di favori.
Le perquisizioni sono state effettuate dalla Guardia di Finanza su delega della procura di Brescia, che coordina l’inchiesta, con sequestri di telefoni e dispositivi informatici negli uffici di Mazza a Milano.
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