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Esteri

La Cina spiazza gli Stati Uniti nella corsa ai cervelli stranieri

Pechino ha spalancato le porte ai giovani talenti stranieri

di Ernesto Ferrante -


In Cina ha debuttato il nuovo “visto K”. L’obiettivo della misura fortemente voluta dal presidente Xi Jinping è facilitare gli scambi e la cooperazione tra i cinesi e i giovani professionisti stranieri nei settori della scienza e della tecnologia. Il Dragone ha spalancato le porte ai giovani talenti stranieri con una mossa in controtendenza rispetto a quanto sta facendo l’amministrazione Trump negli Stati Uniti, dov’è diventato più oneroso per le società di casa “arruolare” lavoratori stranieri specializzati.

Il nuovo regime in Cina

A differenza delle dodici tipologie di visto già esistenti, la categoria K, che era stata in realtà annunciata prima della stretta del tycoon con la tassa annuale da 100mila dollari sui visti H-1B, consentirà, con un iter semplificato, ingressi multipli e periodi più lunghi di validità per i titolari. Questi ultimi, dopo l’arrivo nel Paese, potranno dedicarsi a “scambi nei settori della formazione, della cultura, della scienza e della tecnologia” e anche ad “attività imprenditoriali”. Per i giovani del settore Stem (discipline scientifiche, tecnologia, ingegneria e matematica), non serve un invito da parte di una società. Il nuovo indirizzo sconfessa chi continua a descrivere la Cina come un “approdo” difficile per gli stranieri.

La sfida tra Pechino e Washington

Secondo The Independent, gli approcci totalmente diversi delle due superpotenze sono destinati a incidere sulla corsa a livello globale ad attrarre cervelli stranieri. Su Weibo ci sono giovani che già puntano il dito contro l’allargamento delle maglie, nel timore che possa fare il gioco dei laureati provenienti da fuori.

Il punto di vista degli esperti

Barbara Kelemen, responsabile per l’Asia di Dragonfly, è sicura: i tempi scelti per l’entrata in vigore del nuovo visto lasciano intendere che si tratti di una misura volta a contrastare i passi di Trump. E “sul lungo periodo le norme più severe degli Stati Uniti in materia di visti per i migranti qualificati potrebbero compromettere la capacità degli Usa di competere a livello globale nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione high-tech”. Per Kelemen “è anche plausibile che l’Amministrazione Usa voglia usare le recenti modifiche sui visti H-1B come leva nei colloqui sul commercio con l’India e che nei prossimi mesi allenti alcune delle ultime restrizioni”. Il riavvicinamento costante tra Nuova Delhi e Pechino non viene visto di buon occhio dalla Casa Bianca. Dopo cinque anni, stanno anche per ripartire i voli diretti tra le due ex rivali.

Canto e controcanto

Non manca chi dà una lettura diversa della svolta del gigante asiatico. “Non fatevi ingannare dal visto K – ha detto al Nyt George Chen, che lavora per la società di consulenza The Asia Group con sede Washington – Il visto K mira ad attrarre esperti stranieri. Ma si vogliono esperti stranieri per contribuire a portare avanti quell’agenda, che in sostanza riguarda l’autosufficienza”. Diametralmente opposta la versione delle autorità cinesi: “Lo sviluppo della Cina richiede la partecipazione di talenti da tutto il mondo” e “offre opportunità per loro”.


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