MuNe: il nuovo museo della FAO tra innovazione e tradizione agroalimentare
Il sedici ottobre in occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione e dell’ottantesimo anniversario della FAO, è stato inaugurato il nuovo Museo e Rete per l’alimentazione e l’agricoltura FAO MuNe. Al suo interno più di 1,5 milioni di volumi, fisici e digitali, provenienti da tutto il mondo tra cui la collezione della Biblioteca David Lubin, fondatore dell’Istituto Internazionale dell’Agricoltura a Roma nel 1905, che contiene documenti riguardanti l’agricoltura, pubblicati in circa cinquecento anni.
Nel museo anche un laboratorio di cucina attrezzato per ospitare dimostrazioni culinarie e incontri con esperti del ramo alimentare di tutto il mondo.
Il settore agroalimentare è il futuro. Esso incide sulla vita attuale, sul cibo che mangiamo e sulla nostra salute. Ma le scelte riguardanti per esempio lo sfruttamento del territorio o l’utilizzo di nuove tecnologie nella coltivazione, ricadranno sulle generazioni future e quindi sul benessere della Terra.
Infatti la FAO nasce come speranza in un periodo di disperazione. Nel 1943 l’agronomo australiano Frank Lidgett McDougall promuove la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Alimentazione e l’Agricoltura a Hot Springs. Qui si riuniscono quarantaquattro Paesi su richiesta del Presidente Roosevelt.
E così il 16 ottobre 1945 viene fondata la FAO a Québec City e la prima sede ufficiale viene collocata a Washington D.C.. Questo è il motivo per cui si celebra in questa data la Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
Successivamente in occasione della quinta sessione della Conferenza del 1949, dopo cinque votazioni, viene deciso che la sede stabile della FAO sarà la città di Roma.
Il diritto al cibo è sancito nell’articolo venticinque della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. Tale principio viene rafforzato con il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali del 1966, secondo il quale ogni persona deve avere accesso ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti per poter vivere dignitosamente.
Molto evocativa, tra tutte, la stanza dove vengono trasmesse immagini e luci in continuo movimento dando l’impressione che il mondo alimentare improvvisamente prenda vita in un turbine di suoni e scene di natura che coinvolgono lo spettatore.
L’Italia e la FAO sono da sempre unite dalla volontà di promuovere la sostenibilità e la sicurezza alimentare globale. Ne è un simbolo l’Albero della Vita, originariamente punto centrale del Padiglione Italia all’Esposizione Universale di Milano 2015 ed oggi del nuovo museo della FAO. Attorno ad esso si trova la Tavola della Convivialità: da sempre infatti lo stare a tavola mostra come il cibo possa unire le persone.
Ogni singola scelta quotidiana fatta dal singolo contribuisce al progresso globale portando a maggiore attenzione per gli elementi naturali e per la biodiversità.
Nella sala Hope troviamo uno spazio dedicato alle popolazioni indigene che sin dai tempi più remoti proteggono l’equilibrio della Madre Terra. Il loro sapere e la loro spiritualità custodiscono una cultura profonda e ancestrale. E il loro sapere rappresenta parte della Terra che sarà.
L’innovazione ha origine sempre dalla tradizione. Se ci pensiamo bene una tradizione non è altro che un’innovazione che ha avuto successo.
Questo nuovo museo è quindi un incontro tra culture che hanno voglia di scambiarsi consuetudini e nuove tecnologie per rendere il cibo finalmente disponibile a tutti ma con attenzione alle differenze agroalimentari e con l’introduzione di innovazioni tecnologiche. Il tutto per mettere in sicurezza la Terra, gli uomini e i legami tra usanze diverse.
L’attività dell’uomo non è mai stata così vicina alla natura.
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