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Ambiente

Foreste, un 2025 da dimenticare per incendi e climate change

Quasi raddoppiata la superficie boschiva andata a fuoco

di Dave Hill Cirio -

Una veduta dall'alto del vasto incendio che si è sviluppato sulle montagne attorno all'aeroporto Falcone - Borsellino di Palermo è arrivato a lambire la zona perimetrale dello scalo che è stato chiuso al traffico,, il 25 luglio scorso


Il 2025 segna un anno allarmante per le foreste italiane, che subiscono una forte pressione a causa dell’aumento degli incendi e della crisi climatica in crescita.

Foreste, un anno da dimenticare

I dati raccolti da Legambiente mostrano che fino al 15 ottobre sono andati in fumo 94.070 ettari di territorio, equivalenti a 132 mila campi da calcio. Nel 2025 gli incendi hanno colpito pesantemente le foreste.

Questo ammontare quasi raddoppia rispetto al 2024, quando le superfici bruciate erano stati 50.525 ettari. L’area maggiormente colpita si conferma il Sud Italia, con la Sicilia in testa: 49.064 ettari devastati da 606 incendi.

Seguono Calabria, Puglia, Campania, Basilicata, Lazio e Sardegna, tutte con dati preoccupanti sull’estensione delle fiamme. Le province più danneggiate si trovano soprattutto in Sicilia, con Agrigento, Caltanissetta e Trapani in cima alla lista, seguite da Cosenza e Foggia.

La crisi del 2025

L’accelerazione della crisi climatica aggrava la fragilità delle foreste. Eventi meteorologici estremi, ondate di siccità e temperatura anomale segnalano questa fase, con l’estate 2025 classificata come la quinta più calda in Italia dal 1950.

L’anomalia termica è stata di +1,62°C. Inoltre, la diffusione del bostrico, un coleottero che distrugge gli abeti tempesta rossi, aggrava i danni, soprattutto nelle foreste alpine già colpite dalla Vaia.

In Trentino, le perdite di legname causate dal bostrico nel periodo 2019-giugno 2024 hanno raggiunto i 2,7 milioni di metri cubi. Questa combinazione di incendi, crisi climatica e parassiti fa perdere all’Italia preziosi strumenti naturali per assorbire e stoccare anidride carbonica (CO2). E compromette il ruolo delle foreste come mitigatori del cambiamento climatico. Le foreste italiane contengono 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio organico, ma devono rimanere in salute per adempiere a questa funzione.

Piani forestazione assenti

La situazione peggiora anche per i ritardi nella gestione forestale sostenibile. Solo il 18% delle foreste italiane dispone di un piano di gestione vigente, e solo il 10% risulta certificato.

Mancano inoltre i Piani forestali di indirizzo territoriale, fondamentali per mitigare e adattare i sistemi forestali al clima locale. Sul fronte globale, l’Italia non ha ancora manifestato un impegno deciso per accelerare l’applicazione del regolamento EUDR contro la deforestazione illegale.

I passi in avanti

Tra i pochi passi avanti, Legambiente giudica positivamente l’approvazione delle linee guida per il «Registro pubblico sui crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agricolo e forestale», che introduce regole per certificare progetti di assorbimento di CO2, e la nascita della Rete nazionale dei primi 60 Boschi Vetusti che tutelano la biodiversità.

La superficie forestale italiana supera i 10 milioni di ettari, pari al 38% del territorio nazionale, con una biodiversità unica in Europa: circa il 45% delle foreste composte da 4-5 specie arboree diverse. Le leccete(Quercus ilex), le faggete(Fagus sylvatica) ei boschi di abete bianco costituiscono esempi della ricchezza forestale nazionale.

Le proposte al governo

Legambiente propone al governo Meloni dieci azioni chiave per recuperare terreno e centrare gli obiettivi europei al 2030. Agire su tre fronti: contrastare la crisi climatica, migliorare la prevenzione degli incendi con una gestione adeguata, e applicare pienamente la Strategia Nazionale sulla Gestione Forestale.

Serve aumentare le aree protette, espandere le foreste urbane, istituire sistemi di prevenzione multirischio, e monitorare la biodiversità con piani dedicati. Bisogna valorizzare il Made in Italy nel settore forestale garantendo qualità delle risorse e contrastando il commercio illegale.

Il settore del legno e arredamento vanta 71.500 imprese e 307.000 addetti, con un saldo commerciale attivo di 7,6 miliardi di euro, sottolineando l’importanza economica e la capacità competitiva internazionale. Legambiente richiama l’attenzione sul mancato coordinamento delle politiche nazionali e regionali e sulle necessità di maggiori investimenti e stimoli fiscali per le imprese green.

Globalmente, la deforestazione continua ad avanzare, anche se a ritmi leggermente più lenti: si stimano 10 milioni di ettari persi annualmente negli ultimi 5 anni, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva, allevamento, e urbanizzazione incontrollata.

L’Unione Europea figura tra i principali consumatori di prodotti forestali importati, e l’Italia deve assumere una responsabilità maggiore nel prevenire l’entrata nel mercato europeo di legname e materie prime illegali, il cui commercio nero conserva dimensioni multimiliardarie e alimenta crimini ambientali.


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