Nord e Sud, nuovo risiko nel centrodestra con FdI che gioca il doppio ruolo
Tre regioni, tre partite politiche che, più che elezioni locali, sembrano un referendum interno al centrodestra e al centrosinistra. Veneto, Campania e Puglia diventano le tre tessere di un mosaico in cui si misurano i nuovi equilibri tra FdI e Lega, tra la spinta nazionale di Giorgia Meloni e la resistenza territoriale di Luca Zaia. Nel Veneto, FdI gioca la partita più delicata. Non avendo il candidato governatore, gioca sul profilo istituzionale e sul tono moderato. La sfida con la Lega, che schiera come capolista il Doge uscente Luca Zaia a sostegno del giovane futuro governatore Alberto Stefani, è tutta interna alla coalizione. Un confronto meno urlato, ma più strategico.
Veneto, prima partita del risiko centrodestra
FdI, forte del risultato delle Europee, 37 per cento contro il 13 del Carroccio, prova a ribadire la supremazia, ma allora c’era Meloni contro Salvini. Stavolta la premier non può presidiare la campagna in pianta stabile, e il partito si affida ai suoi volti più esperti: Luca De Carlo, coordinatore regionale, e Raffaele Speranzon, che da senatore e amministratore storico prova a tenere il campo veneziano. FdI in Veneto non parla di inclusione, di un “centrodestra che dialoga”.
È una strategia quasi democristiana, che mira a tenere dentro tutto il bacino moderato per evitare che Zaia e Stefani svuotino il consenso meloniano. Il rischio, semmai, è l’inverso: che il radicamento personale del governatore e la rete leghista di sindaci e amministratori locali riportino il baricentro della coalizione a Nord. Senza considerare la variabile Tosi in FI. È su questo equilibrio che si misurerà la tenuta del centrodestra veneto dopo anni di egemonia leghista.
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Campania e Mezzogiorno
Più a Sud, in Campania, la partita è rovesciata. Qui è FdI a cercare l’impresa. Il candidato governatore Edmondo Cirielli, viceministro e volto moderato del partito, tenta una rimonta quasi impossibile contro il “campo largo” di Roberto Fico, ex presidente della Camera. Ma Fico non scalda i cuori: troppo spostato a sinistra, troppo legato ai 5 Stelle di ieri. L’elettorato campano, disorientato, guarda ancora a Vincenzo De Luca. Il governatore uscente, ufficialmente schierato con il Pd, gioca una partita personale: appoggiare Fico quanto basta per garantirne la vittoria, ma senza rinunciare a pesare sul futuro assetto della giunta.
Una mossa da equilibrista che potrebbe trasformarlo nell’arbitro della regione anche dopo il voto.
Puglia e ultima sfida del risiko centrodestra
In questo contesto si muove un’altra figura discussa, Gennaro Sangiuliano. L’ex ministro della Cultura, lasciata la sede Rai di Parigi, cerca un ritorno politico proprio nella sua Campania. Per lui, colpito dal caso Boccia, è una sfida di riscatto e di visibilità. E nel mosaico campano, la sua presenza aggiunge un tassello al disegno di Meloni: consolidare il peso di FdI nel Mezzogiorno, anche a costo di sfidare gli equilibri interni. Infine, la Puglia. Qui la contesa appare meno accesa. Il centrosinistra si compatta intorno ad Antonio De Caro, mentre il centrodestra si affida al civico Luigi Lobuono, una candidatura di bandiera.
È un test a bassa intensità, ma significativo: perché segna la difficoltà della coalizione di centrodestra di ritrovare interpreti nuovi in un territorio dove l’ultimo governatore fu Fitto nel 2005. Tre regioni, tre destini. Un risiko politico per il centrodestra atteso a una verifica di leadership senza Meloni.
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