Chi è Vincenzo Lanni, l’accoltellatore di Milano
Si riaccendono dibattito e polemiche sui percorsi di riabilitazione dei malati psichiatrici condannati per reati gravi
I carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche, per i rilievi sul luogo della donna accoltellata in piazza Gae Aulenti, a Milano
Ha 59 anni Vincenzo Lanni, l’aggressore di Anna Laura Valsecchi a Milano in piazza Gae Aulenti.
Vincenzo Lanni è l’aggressore della dirigente di Finlombarda
L’uomo, ex programmatore informatico di Bergamo, aveva coltivato in passato pure una passione per gli scacchi e i libri gialli. Poi, nel 2015, nel territorio della Bergamasca, accoltellò senza apparente motivo due anziani pensionati.
In seguito a questo episodio venne identificato e nel 2016 condannato a otto anni di carcere, più altri tre da scontare in una struttura psichiatrica, per due fatti analoghi.
La condanna riconobbe l’attenuante della semi-infermità mentale, poiché a Lanni era stato diagnosticato un disturbo schizoide. Un caso emblematico della difficile gestione delle persone affette da malattie psichiatriche nel sistema di giustizia penale e assistenziale italiano.
L’arresto in albergo
Ieri, in serata, l’arresto in un albergo nei pressi della Stazione Centrale di Milano, riconosciuto dalla sorella gemella nelle foto diffuse dai carabinieri dopo l’aggressione con il coltello alla 43enne dirigente lombarda.
Il fatto riaccende il dibattito e le polemiche sulla riabilitazione e sul sistema di trattamento dei malati psichiatrici che hanno commesso reati violenti.
L’avvocata Cinzia Pezzotta, sua difensore, ha espresso scetticismo riguardo all’efficacia di un sistema che evidenzia una sostanziale trascuratezza nel prendersi cura di persone come Lanni che, pur dal punto di vista legale e sanitario, richiedono interventi mirati e continuativi.
Il fallimento del sistema di assistenza di malati psichiatrici condannati
Il caso di Vincenzo Lanni a Milano mette in luce il problema più ampio del fallimento della rete di assistenza e sicurezza per i malati psichiatrici che finiscono nel sistema penale.
Questi soggetti ricevono condanne ma, una volta in carcere o in strutture psichiatriche giudiziarie, non sempre trovano un adeguato percorso terapeutico.
Il loro stato mentale può peggiorare a causa delle condizioni di detenzione o dell’assenza di supporto specialistico continuativo. In molti casi si assiste a una ripetizione delle condotte violente, come nel caso di Lanni.
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