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Ambiente

Solo in Europa il Clima non cambia mai

Pichetto si sgola e convince i francesi ma Berlino non si muove: "Sì alla proposta della Commissione"

di Giovanni Vasso -


Il Clima cambia in tutto il mondo ma in Europa no, mai. L’Unione europea è come il calcio secondo il mitico Gary Lineker: ventidue calciatori, anzi 27 Paesi membri, giocano per novanta minuti (in realtà si sfidano per almeno 90 mesi) e alla fine vince sempre la Germania. Così è, così sarà. Non si scappa. Berlino ha dettato il regolamento per la sostenibilità e non ci sarà Pichetto che tenga: si andrà avanti così, coi crediti al 3% e con gli efuels unica possibile alternativa per salvare il motore termico dal ban che incombe. E se ne faccia una ragione pure il Qatar che, esasperato, ha minacciato la chiusura delle forniture di gas se l’Europa non alleggerirà i suoi insostenibili standard.

Il clima in Europa non cambierà

Gilberto Pichetto Fratin è un uomo che lotta contro i mulini a vento. Anzi, contro le pale eoliche tedesche. La proposta del regolamento Ue per la sostenibilità fa gli interessi solo ed esclusivamente della Germania. Non l’ha detto chiaramente, il ministro italiano all’Ambiente. È pur sempre un uomo che viene dalla scuola repubblicana del dialogo e del confronto. Preferisce fare asse con la Francia che, su questo, sostiene le proposte dell’Italia. Pichetto, al dibattito in seno al Consiglio Ambiente di Bruxelles incentrato sulla riduzione delle emissioni di Co2 da qui al 2040, ha messo, nero su bianco, i punti dolenti: “Riteniamo – ha spiegato Pichetto Fratin – che un obiettivo di riduzione così ambizioso, deve necessariamente essere accompagnato da opportune condizioni abilitanti e flessibilità. L’attuale proposta sui crediti internazionali – ha rilevato – è largamente insufficiente. Chiediamo pertanto che la quota sia aumentata almeno al 5% a livello europeo, con un meccanismo di acquisto attraverso una piattaforma europea dedicata, e che l’entrata in vigore di questo meccanismo sia anticipata al 2031”.

L’alleanza delle sorelle latine

Parole che hanno scatenato gli applausi della collega francese Monique Barbut che ha ricordato come “i disastri” del cambiamento climatico “non sono legati alle emissioni europee; sono legati alle emissioni globali”. E, quindi, “finché non lavoreremo su queste emissioni globali, non accadrà nulla in termini di cambiamento climatico”. Ciò a dire: “Non è semplicemente una questione di flessibilità per noi affermare che abbiamo bisogno di crediti di carbonio. Scientificamente parlando, se vogliamo combattere il cambiamento climatico, dobbiamo ridurre le emissioni globali. Abbiamo proposto il 5% come compromesso che ha un carattere virtuoso in termini di risultati concreti sul cambiamento climatico. Ho anche molta simpatia per chi dice di iniziare la sperimentazione già nel 2031”.

Il pasticcio dei biofuels

Pichetto incassa e ringrazia, rivolgendo alla platea dei colleghi l’ultima richiesta: “Riteniamo indispensabile assicurare una maggior coerenza con gli indirizzi delle conclusioni del Consiglio europeo, in particolare per quanto riguarda il principio della neutralità tecnologica. A tal riguardo è per noi fondamentale include un riferimento ai biofuel sostenibili per il settore del trasporto stradale”. Mica una richiesta peregrina: sui biocarburanti, l’Italia è avanti rispetto a tanti altri partner al punto che Eni, nel nostro Paese, ha praticamente riconvertito tutte (o quasi) le sue raffinerie in bioraffinerie. Ma questa, per i tedeschi, è stata l’ultima goccia. Quella che fa traboccare il vaso.

Berlino ha già parlato

Altro che biocarburante, Berlino vuole gli efuels su cui stanno lavorando, da anni, il “suo” automotive e la “sua” chimica. La voce del padrone non c’ha messo molto a farsi sentire: “La Germania sostiene la proposta della Commissione europea di ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040. Sosteniamo la proposta della Commissione con il 3% dei certificati internazionali di carbonio. Ed è con questa posizione che ci stiamo avviando ai negoziati”, ha detto il ministro tedesco alla transizione Carsten Schneider. Posizione che, subito, ha trovato conforto nello zelo dei “soliti” frugali e degli alleati verdi. L’Unione europea, in fondo, è come il calcio. Aveva ragione Gary Lineker, lui sì che andrebbe messo accanto ai padri fondatori dell’Ue. Ventisette Paesi membri corrono in mezzo al campo delle proposte, dei compromessi, delle azioni ma alla fine vince sempre la Germania. E in Europa, il clima, non cambia mai.


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