Intervista alla senatrice Susanna Donatella Campione. “La tutela delle donne è una priorità condivisa”
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, abbiamo incontrato la senatrice di FdI, Susanna Donatella Campione, membro dal 2023 della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, nonché correlatrice del disegno di legge in materia approvato all’unanimità a Palazzo Madama nell’estate 2025 e ora all’esame della Camera. Avvocata di formazione, la senatrice Campione è da anni impegnata nella tutela delle donne vittime di violenza e nella promozione di una cultura fondata sul rispetto e sull’uguaglianza.
Senatrice Campione, il Parlamento ha approvato importanti provvedimenti contro la violenza sulle donne. Da dove è partito il vostro lavoro?
Sin dal nostro insediamento abbiamo lavorato con grande impegno per rafforzare gli strumenti già esistenti. Abbiamo approvato nel 2023 quello che chiamiamo il “codice rosso rafforzato”, aggiornando la legge del 2019. Con questa legge abbiamo introdotto l’obbligo della specializzazione per la polizia giudiziaria, fondamentale perché chi indaga deve saper riconoscere i segnali, spesso difficili da interpretare, che una donna vittima di violenza può manifestare. Inoltre, abbiamo reso obbligatoria l’applicazione del braccialetto elettronico nei casi in cui il Giudice disponga l’allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima”.
Molte donne però lamentano malfunzionamenti o ritardi nell’applicazione di questi dispositivi. Dove si incontrano le maggiori difficoltà?
Il sistema in sé è valido, ma con l’aumento delle richieste — più che triplicate rispetto al passato — si sono verificati problemi nella fornitura dei dispositivi. Inoltre, alcune aree del Paese non sono coperte dal segnale o si registrano numerosi falsi allarmi. In commissione di giustizia ho proposto un’indagine conoscitiva per approfondire le criticità e mettere a fuoco le possibili soluzioni. Il braccialetto elettronico è e resta uno strumento di grande utilità.
E quando la tecnologia non basta, quali alternative ci sono per proteggere le vittime?
Le case rifugio e i centri antiviolenza sono una risorsa imprescindibile. Una donna che denuncia non può tornare a casa la sera stessa. Oggi queste strutture offrono accoglienza, protezione e sostegno, ma serve un ulteriore potenziamento. Proprio per questo ho proposto un ordine del giorno alla legge di bilancio, approvato di recente, per abbattere le barriere architettoniche nelle case rifugio, in modo da garantire l’accesso anche a donne con disabilità o con figli che necessitano di assistenza.
Tra i provvedimenti approvati ce n’è uno meno noto ma di grande valore etico, quello sulle spoglie delle vittime di femminicidio. Può spiegarci di cosa si tratta?
Sì, è una norma che considero molto importante. In passato la legge prevedeva che fosse il coniuge a disporre delle spoglie della moglie deceduta. Con la nuova disposizione, invece, chi è accusato o condannato per l’uccisione della propria partner non potrà più disporre del suo corpo. È un atto di civiltà e di rispetto per le vittime e per le loro famiglie.
Il disegno di legge sul femminicidio, di cui lei è correlatrice, è stato approvato all’unanimità dal Senato questa estate ed è ora all’esame della Camera. Qual è il suo contenuto principale?
Si tratta di un provvedimento di grande rilievo che introduce formalmente il reato di femminicidio nel nostro ordinamento. È un passo avanti sul piano normativo e culturale, perché riconosce la specificità di un crimine che colpisce le donne in quanto tali. Il voto unanime in Senato dimostra che, su un tema come questo, non esistono divisioni politiche: la tutela delle donne è una priorità condivisa. Ora attendiamo con fiducia l’approvazione definitiva da parte della Camera.
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