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Agrifish, l’Italia alza la voce: netto “no” alla nuova PAC e difesa della sovranità alimentare

di Marco Montini -


Ancora un secco “no” da parte dell’Italia alla proposta della Commissione europea sulla politica agricola comune post 2027. La posizione forte e contraria del governo Meloni è arrivata stavolta per bocca del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, in occasione dell’ultimo Consiglio Agricoltura e Pesca, in quel di Bruxelles.

Il taglio dei fondi?

Un Agrifish Ue ricco di spunti di riflessione, a partire dal bilancio pluriennale, stilato da Ursula Von del Leyen: “La proposta di tagliare i fondi per l’agricoltura e di unire la PAC al fondo per la coesione non risponde alle richieste che gli Stati membri hanno fatto, e non semplifica nulla per gli agricoltori, che da anni chiedono regole più chiare”, ha sottolineato Lollobrigida al Consiglio dei ministri europei dell’Agricoltura e della Pesca. Che ha poi aggiunto: “Il documento che ho presentato ha trovato il sostegno della grande maggioranza dei miei colleghi. Gli agricoltori hanno bisogno di certezze. Serve cambiare strada”.

E sulla pesca europea?

Stesso concetto sulla questione pesca europea: “Dobbiamo prendere atto che alcune cose non hanno funzionato se il decremento delle nostre marinerie è stato costante negli ultimi anni, se il ricambio generazionale non è avvenuto, se gli stock ittici non hanno avuto una crescita così impattante. Dobbiamo porre fine alla disparità di condizione che consente al prodotto ittico extraeuropeo di dominare i mercati a causa del mancato rispetto delle regole che incidono sul prezzo ed evidentemente su una concorrenza sleale rispetto alle nostre produzioni”, ha continuato il ministro Lollobrigida, consapevole della complessa e delicata congiuntura che sta attraverso il comparto.

Bisogna ripartire

Da dove ripartire, dunque? Dalla revisione della politica comune della pesca alla semplificazione del Fondo europeo per gli affari marittimi e l’acquacoltura fino a sostegni mirati e adeguati (all’interno del quadro finanziario pluriennale) per garantirne competitività, resilienza e sostenibilità, molti addetti ai lavori auspicano politiche Ue maggiormente concrete e coraggiose. Insomma, pesca e agricoltura rappresentano un cardine economico-produttivo dell’economia italiana ed europea, da rilanciare e proteggere.

Le dichiarazioni

E lo sa bene anche lo stesso ministro Masaf, che a margine del Consiglio Agrifish ha spiegato: “Credo che sia legittimo agire di fronte a un taglio delle risorse per gli agricoltori e a nostro avviso a una sostanziale modifica degli impegni assunti nei trattati. Rileggiamo i Trattati di Roma, troviamo nell’articolo 38 in particolare, le linee guida sulle quali i padri fondatori scelsero di verticalizzare un elemento geografico europeo facendolo diventare un elemento politico”.

La nuova PAC

Allora – ha affermato Lollobrigidala Comunità Economica Europea si fondava sostanzialmente su un mercato che si unificava, ma soprattutto sull’agricoltura che doveva garantire due cose: la prima, la sicurezza alimentare e quindi anche la sovranità alimentare europea; ma il secondo elemento ancora più importante dal mio punto di vista, perché riguarda la politica ambientale, che l’agricoltore veniva individuato come il custode del territorio: la PAC che nel ’62 viene codificata a Stresa, nella sostanza, delinea quello che era un percorso per garantire la resilienza di un modello agricolo che tutelasse il territorio”. E ancora: “Rinazionalizzare le politiche agricole europee è un passo indietro rispetto a quel tipo di prospettiva, con gravissimi danni che ci portiamo nel presente in un quadro mondiale che è di fronte agli occhi di tutti, di stabilità delle catene di approvvigionamento e anche un rischio ulteriore di deperimento della tutela dell’ambiente, anche a fronte di quelli che sono gli effetti del cambio climatico e che mette in condizione gli agricoltori di avere un ruolo ancora più importante in questa fase della storia”, ha concluso Lollobrigida.


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