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Attualità

In Italia lo spreco alimentare nondiminuisce. In Francia sì

di Priscilla Rucco -


Negli ultimi mesi la povertà nel nostro Paese è rimasta un’emergenza drammatica: secondo l’Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale, percentuale in lieve aumento rispetto al 2023.In particolare, il rischio di povertà stabile è pari al 18,9%.  Contemporaneamente, oltre 2,2 milioni di famiglie (circa il 9,8% degli individui) si trovano in una condizione di povertà assoluta, dati sostanzialmente stabili rispetto al 2023. Il fenomeno riguarda in modo più marcato alcuni gruppi sociali: cresce la povertà tra gli occupati, anche a tempo pieno, ed è più alta nelle famiglie con almeno un componente straniero.  C’è un Paese – ultimamente molto chiacchierato – che ha scelto, però, di non ignorare le milioni di tonnellate di cibo che finiscono, settimanalmente, nei rifiuti facendo rimanere troppe persone a stomaco vuoto. È la Francia.

Lo spreco alimentare è illegale

Nel 2016 ha fatto la storia, diventando il primo Stato al mondo a rendere illegale lo spreco alimentare da parte dei supermercati, imponendo la donazione dell’invenduto alle associazioni caritative. Una legge semplice — ma decisamente civile — obbliga i supermercati con superficie oltre i 400 m² a stipulare convenzioni con enti “no profit” per donare pane, latte, frutta e tutti i prodotti ancora perfettamente commestibili. La legge francese ci costringe a chiederci: è ancora accettabile buttare una confezione di uova scaduta da un giorno mentre una madre non può permettersi di portare a tavola del cibo per i propri figli?

Tutto è partito da una mobilitazione popolare

L’onda è arrivata fino al Senato francese grazie all’attivismo di Arash Derambarsh, consigliere comunale di Courbevoie, che ha raccolto oltre 200 mila firme in pochi mesi. “Non è carità. È dignità,” ha dichiarato. E il Parlamento gli ha dato ragione. Oggi i supermercati che non rispettano la legge rischiano fino a 75 mila euro di multa e due anni di carcere. Secondo i dati del Ministero francese dell’Agricoltura, nei primi tre anni dall’entrata in vigore della legge lo spreco nei supermercati si è ridotto del 40%. Le associazioni come “Les Restos du Cœur” o la “Croix-Rouge” hanno aumentato la distribuzione di pasti del 25%. E non solo: la legge ha dato vita a una vera e propria trasformazione culturale. Sempre più aziende della grande distribuzione si stanno adoperando per evitare sprechi già a monte, riducendo in questo modo gli ordini o trovando soluzioni con le filiere.

La povertà

Inoltre se contiamo che, ogni anno in Europa, si sprecano oltre 89 milioni di tonnellate di cibo, secondo la Commissione Europea, un provvedimento come quello preso dalla Francia non può che essere un esempio anche per il nostro Paese. In Italia, lo spreco alimentare domestico è costato 9,3 miliardi di euro nel solo 2023 – fonte: Waste Watcher- . E mentre il cibo marcisce nei cassonetti delle grandi città, quasi 3 milioni di persone – solo in Italia – vivono in condizioni di insicurezza e precarietà alimentare. A livello legislativo da noi esiste la legge Gadda del 2016 che favorisce, ma non obbliga, la donazione degli sprechi alimentari. Nel 2023 sono stati recuperati oltre 130 mila tonnellate di cibo tramite Banco Alimentare e altre reti solidali. Un dato positivo, ma ancora lontano dal diventare una norma.

Il senso etico

Distribuire il pane invenduto diventa dare un senso etico all’economia. Emmanuel Macron, pur non avendo promosso personalmente la legge, ha sostenuto politiche di ampliamento e rafforzamento del sistema anti-spreco. E l’Europa intera osserva, ma agisce lentamente. E i poveri aumentano.


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