L’era del sonno breve
Dormiamo sempre meno
Negli ultimi dieci anni la durata media del sonno nelle società occidentali si è accorciata di oltre un’ora, una tendenza che fotografa un cambiamento profondo: il riposo non è più percepito come un “diritto” fisiologico, ma come una sorta di optional da comprimere nei ritagli di tempo che restano. Le nostre giornate sono diventate più lunghe, più rumorose, più digitali e meno “sostenibili”. E quello che per primo viene sacrificato è proprio ciò che dovrebbe sostenerle: il sonno. Dormire poco, però, non è un semplice tratto del vivere moderno né un badge di efficienza da esibire. È un rischio concreto per la salute, per la lucidità mentale e persino per la qualità della vita sociale.
Le cause connesse: tecnologia e ansia
La privazione di sonno ha una matrice salda: la tecnologia che ci accompagna senza tregua ad ogni ora del giorno e della notte. Smartphone e tablet, quindi, prolungano lo stato di allerta ben oltre le ore diurne. La luce blu ritarda la produzione di melatonina, mentre l’infinito flusso di notifiche e contenuti mantiene la mente in uno stato di eccitazione ed allerta continua. L’ultimo sguardo al telefono prima di dormire è diventato un gesto automatico, quasi inevitabile di controllo. A questo scenario, come se non bastasse, si aggiunge l’ansia cronica che caratterizza la quotidianità di molti di noi: precarietà lavorativa, costante ricerca di un costante miglioramento sociale e gestione familiare complessa. Una miscela che tiene svegli anche quando il corpo sarebbe pronto al riposo.
I rischi per la salute
La scienza lo conferma da anni: dormire meno di sette ore a notte espone a problemi ben più seri della semplice stanchezza mattutina. Ipertensione, diabete, aumento di peso, crollo delle difese immunitarie sono solo alcuni degli effetti documentati. Sul piano cognitivo anche, la situazione non è migliore: memoria meno efficiente, tempi di reazione più lenti, scarsa capacità di concentrazione. Anche l’umore ne risente. La privazione di sonno amplifica di conseguenza le emozioni negative, rende più vulnerabili allo stress e può favorire disturbi come depressione e irritabilità persistente. Un vortice che spesso si autoalimenta.
Un problema di tutti
Eppure, nella società della produttività continua, dormire è diventato quasi un limite da sconfiggere. Frasi come “dormirò quando sarò morto” o “basta una bibita energetica” hanno trasformato il riposo in un nemico della continua perfezione , mentre le ore notturne si riempiono di lavoro, studio o distrazione digitale. Ma il sonno non è un lusso né un optional: è il carburante che rende possibile tutto il resto. La sua carenza ha ricadute economiche enormi, dagli incidenti stradali agli infortuni sul lavoro, fino ad arrivare ad un evidente calo della produttività generalizzata.
Come recuperare il ritmo naturale del sonno?
Sicuramente i piccoli gesti quotidiani aiutano: spegnere i dispositivi un’ora prima di coricarsi, ridurre caffeina e alcol nelle ore serali, evitare allenamenti tardivi. Ma serve soprattutto riconoscere che dormire non è tempo sottratto alla vita, ma il fondamento che la rende necessario.
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