In Italia, quasi ogni tre giorni una donna viene uccisa. Sono 77 le vittime di femminicidio nel 2025 (secondo i dati aggiornati al 22 novembre dell’Osservatorio di Non Una di Meno). Ma molte di più vivono nell’ombra, soffocando paura, controllo, ricatto affettivo, violenza che spesso comincia molto prima dei primi abusi. È in questo Paese ferito che oggi, 25 novembre, l’Italia si ferma – almeno simbolicamente – e si fa sentire, per gridare che la violenza non è destino, non è normalità, non è amore.
Dalle piazze gremite, al silenzio raccolto dei centri antiviolenza, dalle manifestazioni di Non Una di Meno alle iniziative delle istituzioni, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne arriva quest’anno con un’urgenza che non può più essere ignorata. Una mobilitazione che attraversa città grandi e piccole, scuole, famiglie, comunità, mentre i dati continuano a raccontare una realtà spietata. La violenza di genere è un fenomeno strutturale, che cresce in silenzio e che troppo spesso esplode quando è già tardi. Nonostante il crescente dibattito pubblico, continua a manifestarsi soprattutto nell’intimità delle relazioni.
Secondo le analisi delle Forze dell’ordine e anche gli ultimi dati Istat, molti episodi non vengono denunciati per paura di ritorsioni, per dipendenza economica o per una distorta percezione della normalità di certi comportamenti. Una violenza sommersa, che esplode solo quando la situazione è degenerata. Proprio per questo negli ultimi anni Polizia e Carabinieri hanno rafforzato la collaborazione con servizi sociali, consultori, scuole, strutture sanitarie e centri antiviolenza. Un approccio integrato ritenuto indispensabile, perché nessun attore da solo è in grado di intercettare l’intero fenomeno.
Accanto agli interventi repressivi – misure cautelari, allontanamenti – cresce l’investimento sulla formazione degli operatori: capacità di ascolto, lettura dei segnali preliminari, gestione del rischio. La parte più profonda della violenza resta però culturale. Confondere il controllo con la cura, la gelosia con l’amore, la sottomissione con la protezione è ancora frequente. Per questo si moltiplicano i progetti dedicati all’educazione affettiva e sessuale, al consenso, al rispetto dei confini individuali.
25 novembre, la violenza sulle donne è anche un problema culturale
Perché, come sostengono da anni le attiviste di Non Una di Meno: “La cultura dello stupro si abbatte solo con la cultura del consenso”. Ma non sarà solo una giornata di cortei, previsti in tantissime città d’Italia. Sarà un momento per ricordare ogni donna uccisa, ogni storia ignorata, e per ribadire che la violenza non è un destino inevitabile ma un fenomeno che si può prevenire, riconoscere e fermare.