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Iran: quando il matrimonio diventa pedofilia di Stato

La legge iraniana legittima ciò che dovrebbe essere un crimine, nel totale silenzio europeo.

di Andrea Fiore -


Un’inchiesta del quotidiano riformista Shargh ha rivelato l’esistenza di una piattaforma online, “Adam e Hava”, legalmente autorizzata dal governo iraniano, che consente ai genitori di iscrivere figli e figlie a partire dai 13 anni per contrarre matrimonio. Il sito permette la creazione di profili completi per adolescenti senza alcun filtro sull’età e senza garanzie di tutela. Le registrazioni mostrano una forte concentrazione di utenti minorenni nelle aree più povere del Paese, dove i matrimoni precoci sono ancora diffusi. Le ragazze compaiono soprattutto tra i 13 e i 16 anni, mentre i ragazzi tra i 16 e i 18.

Un mercato del matrimonio infantile in Iran

Il questionario della piattaforma indaga su religione, ruoli di genere e orientamenti politici, ma non contempla la volontà o la maturità emotiva dei minori. Il responsabile del sito, Mohammad-Hossein Asghari, ha dichiarato che l’attività è conforme alla legge iraniana, che fissa l’età minima per sposarsi a 13 anni per le ragazze e 15 per i ragazzi. Secondo i dati diffusi, circa 300.000 persone hanno tentato di registrarsi e 70.000 profili sono stati approvati dopo controlli di identità e colloqui psicologici. Gli attivisti denunciano che la piattaforma è un vero e proprio mercato del matrimonio infantile. Ricordano che i bambini costretti a sposarsi tra i 10 e i 16 anni non hanno la maturità necessaria per affrontare una vita di coppia o la genitorialità, e sono esposti a violenza e traumi permanenti.

Silenzio complice e femminismo da salotto

Il fenomeno si inserisce in una politica più ampia: la guida suprema Ali Khamenei continua a promuovere matrimoni precoci e natalità elevata per raggiungere l’obiettivo di 150 milioni di abitanti. Nel 2021 il parlamento ha approvato la legge sulla “Rivitalizzazione della popolazione e protezione della famiglia”, che punisce chi scoraggia la procreazione o ritarda il matrimonio. Secondo l’Istituto statistico iraniano, nel 2024 sono stati registrati quasi 26.000 matrimoni di ragazze sotto i 15 anni, un calo rispetto ai 32.000 dell’anno precedente. Numeri che restano comunque allarmanti e confermano una realtà drammatica: in Iran l’infanzia continua a essere sacrificata sull’altare di politiche demografiche e tradizioni oppressive. Non meno inquietante è il silenzio europeo e italiano

Mentre migliaia di bambine vengono spinte al matrimonio in Iran, le cosiddette femministe da salotto preferiscono discutere di simboli e linguaggi inclusivi, evitando di affrontare la brutalità di chi priva le adolescenti della loro infanzia. Perché non se ne parla? Perché denunciare questi abusi significherebbe mettere in discussione privilegi, comodità e narrazioni rassicuranti. Ignorare la violenza sistemica equivale a legittimarla.

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