L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Attualità

Le leggi garantiste volute da un grande giurista e uomo della resistenza: Giuliano Vassalli

di Redazione -


di SALVO ANDO’

Le riforme della giustizia proposte da Nordio continuano a scatenare polemiche che stanno creando molta confusione nell’opinione pubblica circa i reali obiettivi perseguiti dal governo. La polemica riguarda soprattutto il tema della separazione delle carriere. Al Guardasigilli è stato contestato che il suo riformismo giudiziario presenta preoccupanti assonanze con quello perseguito dal “venerabile” Gelli. Anche il capo della P2 voleva, infatti, la separazione delle carriere nel contesto di un complessivo ridisegno del sistema istituzionale.

Il confronto Nordio e Gelli

Nordio si è difeso spiegando che il fatto che, in materia di giustizia, Gelli proponesse riforme che coincidono con le sue, non significa che tali riforme debbano essere per principio respinte. Insomma, spiega Nordio, anche Gelli poteva proporre delle riforme che parevano oggettivamente giuste. L’argomentazione del ministro sembra non solo inopportuna ma anche sbagliata.

Il piano di “rinascita democratica”

Non tiene conto del contesto politico e culturale in cui vanno lette le riforme della giustizia di cui si discorre. Il piano di riforma delle istituzioni di Gelli e dei suoi sodali si collocava, infatti, all’interno di un progetto eversivo che mirava al controllo delle istituzioni democratiche, inclusa la giustizia. Era questo il piano di “rinascita democratica” a cui lavorava Gelli. Si trattava di un piano considerato eversivo dai magistrati che hanno indagato sulla P2. Il piano di “rinascita democratica” gelliano e quindi quanto di più lontano ci possa essere dalla riforma Nordio, che ha un preciso connotato garantista e tende ad un efficientamento della giustizia in linea con i principi ed i valori della Costituzione.

Due progetti, differenti realtà

Tra il disegno di Gelli e le riforme della giustizia di cui si discorre c’è un abisso. I due progetti si collocano in contesti politici e culturali tra loro antitetici. Il ministro Guardasigilli di ciò non ha tenuto conto quando ha polemizzato con i suoi avversari a proposito del piano Gelli. Il piano del capo della P2 era quello di dissestare le Istituzioni per promuovere una nuova Repubblica. Esso mirava a garantire l’immunità soprattutto a uomini degli apparati deviati dello Stato, a stragisti e faccendieri senza scrupoli che facevano strame delle risorse pubbliche .

Lealtà alla Costituzione

Le riforme della giustizia di cui si discute, al contrario, tendono a garantire l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e un equo processo. Si tratta di riforme assolutamente in linea con la Costituzione, che continua ad essere minacciata da quanti ritengono che il declino della Repubblica sia inevitabile e che quindi sia necessario promuovere una democrazia illiberale. Stiamo parlando di un variegato fronte ostile ai valori fondanti della Repubblica, rispetto ai quali l’opinione pubblica, attraverso grandi mobilitazioni delle piazze, ha avuto modo di manifestare il proprio dissenso e di testimoniare la propria lealtà nei confronti della Costituzione.

Riforme a confronto

La riforma di cui si discorre, insomma, si richiama a valori inderogabili del costituzionalismo occidentale, le riforme auspicate da Gelli, invece, tendevano a fare del paese un ricettacolo di golpisti a cui garantire l’impunità. La riforma Nordio mira a garantire la tenuta di fondamentali valori costituzionali che non sempre sono stati adeguatamente protetti nelle aule di giustizia. Basti pensare a certe rozze crociate giustizialiste promosse da alcuni giudici di Mani Pulite che volevano rigirare il paese come un calzino. Certo, l’obiettivo delle riforme può essere sempre lo stesso: battersi per la giustizia giusta. Ma sono gli strumenti adoperati per realizzare tale obiettivo che fanno la differenza. Gelli voleva, con il suo progetto, aiutare i golpisti e gli uomini collocati all’interno di apparati fondamentali per la sicurezza dello Stato e non fedeli alle istituzioni repubblicane.

Tra sicurezza e diritti

La riforma di cui si discorre, viceversa, tende non solo a tutelare i diritti ma anche a garantire la sicurezza degli apparati pubblici che non possono essere manomessi da servitori dello Stato infedeli e neppure da uomini delle istituzioni che spesso considerano la tutela dei diritti incompatibile con le esigenze di sicurezza del paese e con la difesa dei Trattati che garantiscono i diritti umani. Gelli e i suoi sodali perseguivano l’obiettivo di destrutturare l’ordinamento costituzionale per garantire gli strateghi della tensione. Le riforme che si stanno realizzando, viceversa, intendono garantire Il giusto processo nelle forme che sono state realizzate attraverso le leggi garantiste volute da un grande giurista, un uomo della resistenza come Giuliano Vassalli.


Torna alle notizie in home