Energia: il mix che dipende ancora dal gas, le rinnovabili a rilento
Aumenta il consumo, la produzione dell'energia elettrica condizionata da questo andamento
Energia, il mix del nostro Paese dipende ancora dal gas mentre le rinnovabili sono in stallo. Nel 2025 l’Italia registra un leggero aumento delle emissioni di gas serra, +0,3% rispetto al 2024, mentre il Pil registra una crescita moderata. Il Paese produce un po’ più di ricchezza, ma continua a emettere gas quasi come l’anno precedente. Ispra collega questo fenomeno soprattutto al quadro della produzione di energia elettrica.
Aumenta il consumo del gas naturale
La produzione da gas naturale cresce del 2,5%, spinta da un fabbisogno leggermente inferiore rispetto all’anno precedente, ma comunque significativo, e da un calo dell’idroelettrico. Quest’ultimo, storicamente colonna portante del mix italiano, soffre per la scarsità di precipitazioni, livelli più bassi negli invasi e, in alcune zone, per la dismissione di centrali storiche.
Le sorti dell’idroelettrico
Non solo numeri: l’idroelettrico è il “polmone verde” della produzione italiana, e ogni riduzione pesa sul bilancio energetico nazionale. Il mix elettrico 2025 vede le fonti rinnovabili coprire il 42,7% della domanda, le fonti non rinnovabili il 42,2%, il resto dal saldo estero. I dati Terna e Gse degli anni recenti confermano lo schema, Nel 2022 un idroelettrico debole costrinse a bruciare più gas, Nel 2023 il rimbalzo fu evidente, ma la copertura rinnovabile resta sempre vulnerabile alle fluttuazioni climatiche e stagionali.
La burocrazia che frena
Le difficoltà burocratiche e normative rallentano ulteriormente le fonti rinnovabili. Iter autorizzativi che superano i due anni, lungaggini amministrative e vincoli paesaggistici e ambientali impediscono di installare rapidamente nuovi impianti eolici, fotovoltaici e geotermici. Le proteste non sono mancate. Anie Rinnovabili denuncia l’eccesso di procedure e la lentezza delle connessioni alla rete, SolarPower Europe mette in evidenza come i ritardi italiani rallentino la transizione rispetto ad altri Paesi europei.
Anche operatori locali e imprese del settore hanno manifestato il proprio malcontento, segnalando che le autorizzazioni diventano veri e propri colli di bottiglia, capaci di congelare progetti pronti per essere avviati. La frustrazione è palpabile: le rinnovabili crescono, ma non abbastanza, il gas resta saldamente al centro del mix elettrico nazionale.
E le Fer?
Anche le fonti rinnovabili come fotovoltaico e geotermico crescono, ma in maniera disomogenea sul territorio: alcune regioni vedono un’accelerazione significativa, altre restano quasi ferme, creando un mosaico irregolare di capacità che complica la gestione del sistema e rallenta la sostituzione del gas.
La dipendenza dall’estero
La dipendenza dall’estero rende il quadro ancora più complesso. L’Italia importa la maggior parte del suo gas da Algeria, Azerbaigian e Libia, integrando con gas naturale liquefatto da Stati Uniti, Qatar e altri Paesi. L’Algeria, tramite il gasdotto Transmed, copre circa un terzo delle importazioni; l’Azerbaigian arriva con Tap a Melendugno; la Libia tramite Greenstream a Gela. Snam gestisce trasporto, stoccaggio e rigassificazione, consolidando una posizione strategica. Il gas rimane così la fonte chiave, soprattutto nei momenti di calo idrico o di picco della domanda, garantendo sicurezza e continuità, ma confermando la centralità fossile nel mix. L’infrastruttura esistente è robusta, ma la sua disponibilità facilita anche un utilizzo costante del gas come “ponte” energetico, in attesa che le rinnovabili possano assumere un ruolo più centrale.
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Le mosse del governo
Per il governo Meloni, una dipendenza originata da una scelta pragmatica e strategica. La transizione energetica come una sfida storica, da affrontare senza compromettere la sicurezza elettrica e la stabilità economica. Abbandonare il gas troppo presto significherebbe rischi concreti: blackout, costi elevati per famiglie e imprese, e instabilità sui mercati energetici. Il mix rimane quindi bilanciato: le Fer crescono, ma il gas resta ponte indispensabile, mentre si lavora su reti, stoccaggi e sviluppo di nuova capacità rinnovabile. L’obiettivo, ridurre gradualmente la dipendenza dai fossili senza compromettere il fabbisogno immediato, garantendo al contempo un percorso di decarbonizzazione sostenibile.
Lo scenario, la sfida
Le proteste delle associazioni e degli operatori evidenziano però la tensione tra ambizione e realtà: idroelettrico ed eolico hanno registrato cali, i nuovi impianti tardano e il malcontento cresce. Il dibattito pubblico più attento sottolinea i rischi di una dipendenza prolungata dal gas e di una decarbonizzazione più lenta del necessario per rispettare gli impegni europei. La lentezza nei cantieri e nei permessi diventa un tema politico ed economico centrale. Il settore richiede semplificazione e incentivi concreti per colmare il divario tra capacità installata e potenziale effettivo.
Il quadro è chiaro: deficit idrico, lentezza burocratica e dipendenza da gas mantengono il sistema italiano fragile. La crescita delle rinnovabili procede, ma lentamente e il gas resta componente strutturale del mix. Tuttavia, uno scenario non immutabile. Con politiche più determinate, semplificazione reale degli iter autorizzativi, potenziamento della rete e sviluppo di stoccaggi, l’Italia può accelerare la transizione, diminuire la dipendenza dal gas e ottenere un mix più sicuro, stabile e sostenibile.
Una sfida complessa, ma percorribile: pragmatismo e determinazione saranno le leve decisive nei prossimi anni. Il sistema elettrico italiano, finora fragile e dipendente dal gas, può trasformarsi in un modello stabile, moderno e guidato dalle rinnovabili.
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