A Mosca piccioni come biodroni: il mondo si interroga
Rispondono ad impulsi elettronici, sono dotati di supporti dorsali alimentati con la luce solare che restituiscono dati alla base
A Mosca la società russa Neiry ha trasformato un gruppo di piccioni in veri e propri biodroni. Gli uccelli sono stati sottoposti a impianti cerebrali e a dispositivi elettronici fissati su supporti dorsali speciali, completi di Gps e sistema di controllo. Con un impulso elettrico, i ricercatori dirigono il loro volo su percorsi prestabiliti. Il primo stormo ha completato con successo un volo di prova: partenza dal laboratorio, missione e ritorno.
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Piccioni trasformati in biodroni
Secondo Neiry, non serve addestramento comportamentale: ogni volatile diventa controllabile da remoto. Le apparecchiature sui supporti dorsali permettono la raccolta di dati utili per sorveglianza di infrastrutture, ispezioni ambientali, monitoraggio su lunghe distanze e ricerca di zone difficili da raggiungere.
La società punta ad ampliare il progetto: non solo piccioni, ma anche corvi, gabbiani o albatros, a seconda del tipo di operazione — dal controllo urbano al pattugliamento di coste e porti.
Perché il mondo osserva con allarme
La possibilità di usare animali comuni come strumenti di sorveglianza invisibili introduce un nuovo livello di controllo. Un piccione dotato di supporto tecnologico resta quasi indistinguibile da un uccello normale. Questo rende l’osservazione dall’alto silenziosa, discreta e difficile da rilevare.
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Nascono però dubbi etici forti. La manipolazione diretta di impulsi cerebrali annulla la volontà dell’animale e trasforma una creatura vivente in un dispositivo guidato. Sul piano civile, la prospettiva di una sorveglianza priva di segnali visibili mette a rischio la privacy e apre interrogativi sulle norme da applicare.
Non è il primo esperimento, qui cambia la scala
In passato vari laboratori nel mondo hanno testato neuro-interfacce su uccelli o piccoli animali per studiarne la navigazione. La differenza, questa volta, è la dichiarata ambizione operativa. Un uso reale, fuori dal laboratorio, con applicazioni industriali, infrastrutturali e potenzialmente militari.
Neiry parla apertamente di un sistema pensato per missioni continuative, resistenza al vento, larghe distanze, attività di ricognizione in aree sensibili.
Il punto critico
Restano però questioni aperte. Neiry afferma che gli animali impiantati mantengono piena salute, ma non presenta dati indipendenti. Non esistono ancora regolamenti chiari per l’uso di “uccelli-macchina” in operazioni civili o militari. E il confine tra innovazione e violazione etica appare più sottile che mai.
L’esperimento segna una svolta. La sorveglianza non vola più solo con eliche o motori, ma con ali vere. E mette tutti di fronte a una domanda urgente. Fino a dove siamo disposti a spingerci nella fusione tra natura e controllo tecnologico?
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