Francesca Albanese alla “guerra delle idee” con la stampa: l’ha persa
Bordate contro i giornalisti. Riceve critiche da tutti, tranne che dai 5Stelle
Francesca Albanese alla “guerra delle idee”. La giurista esperta di diritti umani lavora da anni sul tema dei rifugiati e delle migrazioni forzate. Dal 2022 ricopre l’incarico di relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati.
Francesca Albanese alla “guerra delle idee”
Costantemente ribadite, le affermazioni che l’hanno fatta invisa agli Usa (“Israele è responsabile di uno dei genocidi più crudeli della storia moderna”). Il recente attacco vandalico degli attivisti Pro Pal di Torino alla redazione de La Stampa ha innescato contro di lei reazioni contrastanti, talvolta addirittura l’assenza di reazioni, come nella parte di campo largo occupata dai 5Stelle.
Ha detto: “Condanno la violenza… ma questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro… riportare i fatti al centro… e, se riuscissero a permetterselo, anche un minimo di analisi e contestualizzazione”.
Parole, per l’Ordine dei Giornalisti, “improprie e fuori luogo”. Per la Federazione Nazionale della Stampa, “inaccettabili”. Per la direzione del quotidiano nelle cui stanze si è gridato “Giornalista, sei il primo della lista”, “fuori luogo e stupide”.
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L’accusa di “caccia alle streghe”
Però generalizzata, tra chi pure stavolta l’ha criticata e invece sempre l’ha appoggiata, una sorta di “difesa d’ufficio” della rappresentante Onu, per tanti strenui sostenitori della causa palestinese un vessillo da garantire. Frequentemente gridando – specie dall’estero -, alla “caccia alle streghe” che in Italia sarebbe condotta contro di lei.
Una “strega” continuamente intervistata dai giornali e dalle tv, spesso ospite dei talk ove evidentemente non rileva ciò di cui accusa in maniera indistinta i giornalisti: Rei, a suo avviso, di essersi “scollati dal basso”, facendo informazione per gli “interessi economici che sono dietro a chi ha acquistato le (loro) testate”.
Persa la misura del confronto con la stampa
Francesca Albanese è andata alla “guerra delle idee” con i giornalisti. Ha sfidato chi semplicemente racconta i fatti e ha perso la misura del confronto. Raccontare i fatti non è un’idea, anche se presentati con uno stile netto o un taglio preciso.
La sua condanna delle violenze di Torino, condita dalla precisazione di quel “monito” che è irricevibile, svuota la critica ad attivisti, come quelli di Askatasuna, che spingono le loro idee fino a scontri, vandalismi e minacce.
Invoca libertà e rigore per le cause che promuove, provando a voler scrivere il suo decalogo personale per quanti ogni giorno, nei giornali sui quali scrivono, esercitano quella libertà e quel rigore.
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