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Esteri

Tensioni, nuovi scontri e ritorni al passato

Asia in fibrillazione

di Enzo Ricci -


L’Asia è in fibrillazione. La regione geografica più vasta e popolosa al mondo, è teatro di contese e prove muscolari. Le dinamiche in atto ricalcano solo parzialmente quelle del passato. Dalla “perimetrazione” dei focolai emerge che anche tra i Paesi che fanno parte degli stessi blocchi nati per garantire sicurezza, equilibrio, mutuo soccorso o contenimento, esistono degli attriti. L’Associazione più sotto i riflettori, alla luce dei recenti avvenimenti, è l’ASEAN (Association of the southeast Asian nations). I suoi membri sono Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam.

Scontri interni ai blocchi

Più marcatamente militare è l’alleanza nota come QUAD (Quadrilateral Security Dialogue, vale a dire Dialogo Quadrilaterale di Sicurezza), costituita da Stati Uniti, Giappone, India e Australia, in funzione anti-cinese.

Molto influente e ramificata è la Sco, che sta per Shanghai Cooperation Organisation, un organismo intergovernativo nato per circoscrivere e bilanciare la presenza statunitense nell’area centro-asiatica. A comporla sono: Cina, Russia, India, Iran, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Bielorussia. A livello territoriale, si tratta di una fetta importante del continente asiatico, dal punto di vista economico di una potenza maggiore rispetto a quella dell’Unione europea. Cina e Stati Uniti, ma anche la Russia per questioni di confini comuni e storiche relazioni, muovono le proprie pedine nel tentativo di espandere le rispettive sfere d’influenza. Apertissima è la partita dell’Indo-Pacifico, in cima alle agende di Pechino e Washington.

Il conflitto tra Thailandia e Cambogia

Il ministro degli Esteri thailandese Sihasak Phuangketkeow ha annunciato per domani colloqui con la Cambogia sulla disputa frontaliera che ha causato oltre 40 morti in due settimane. “La discussione si terrà entro la cornice del comitato congiunto sulle frontiere, già esistente. La riunione è prevista, su proposta della parte cambogiana, per il 24 dicembre”, ha dichiarato il ministro al termine di una riunione speciale a Kuala Lumpur dei ministri degli Esteri dell’Asean.

L’accordo di cessate il fuoco firmato a ottobre con Phnom Penh sotto l’egida del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e da allora sospeso, è stato ritenuto “affrettato”. Secondo il ministero della Difesa cambogiano, i militari thailandesi hanno dispiegato F-16 per bombardare zone delle province di Siem Reap e Preah Vihear.

Novità e ritorni al passato

I governi di Corea del Sud e Cina hanno concordato un vertice tra i rispettivi presidenti, Lee Jae Myung e Xi Jinping, all’inizio del prossimo anno. A renderlo noto è stato il ministro degli Esteri sudcoreano, Cho Hyun. Nel corso di un’intervista concessa a “Yonhap News Tv”, Cho ha affermato che con il gigante asiatico sono in corso “trattative rilevanti” e che la data del vertice previsto tra i due leader sarà ufficializzata “presto”. Tra i temi del confronto avrà un posto rilevante la Corea del Nord. Seul spera che, grazie alla mediazione cinese, “possa sedersi al tavolo del dialogo”.

Il Giappone, che sta vivendo un momento di tensione con la Cina per la questione Taiwan, è pronto a riavviare la più grande centrale nucleare del mondo, quasi 15 anni dopo il disastro di Fukushima, avendo incassato via libera delle autorità locali. Il Parlamento della prefettura di Niigata ha approvato la decisione del governatore Hideyo Hanazumi di consentire la ripresa delle operazioni presso la centrale di Kashiwazaki-Kariwa, situata sul Mar del Giappone.

La svolta di Tokyo

Dopo la catastrofe del 2011 alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, provocata da un potente terremoto e da uno tsunami, il Paese del Sol Levante aveva spento tutti i suoi 54 reattori nucleari. Da allora, Tokyo si è resa sempre più dipendente dalle importazioni.

Kashiwazaki-Kariwa diventerà la prima centrale nucleare gestita dalla Tokyo Electric Power Company a riprendere le operazioni. Nonostante la diffusa contrarietà della popolazione, l’autorità di regolamentazione nucleare giapponese ha definito sicuri i reattori 6 e 7 nel 2017, facendo sapere che soddisfacevano i più severi standard di sicurezza. Il riavvio dell’unità 6 è previsto già il mese prossimo. La Tepco chiede da tempo l’autorizzazione a procedere per contenere i costi di importazione del combustibile per la produzione di energia termoelettrica.


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