Economia

La tempesta delle due crisi fra la finanza e il carovita

di Giovanni Vasso -


Come in alto, così in basso. Va male per tutti. Ai più alti livelli, c’è chi predica ottimismo ma non può negare che si viva in una fase di solenne incertezza. Come Christine Lagarde, governatrice della Banca centrale europea. È convinta di intravedere una luce in fondo al tunnel della lunga crisi che si trascina ormai da tempo ma ribadisce che l’obiettivo è quello di riportare l’inflazione al 2 per cento. Costi quel che costi. Meno ottimista è Ignazio Visco, capo di Bankitalia, che mette in guardia proprio Lagarde. Va bene combattere l’inflazione, ma attenzione al pericolo opposto, quello della deflazione. Se la moneta diventa troppo forte è un problema per tutti. Anche per i commerci internazionali dato che ieri l’euro ha toccato l’ennesimo record nel cambio sul dollaro. Sono pessimisti, invece, i consumatori. Le bollette stanno per risalire. E se per il presidente Arera Stefano Besseghini si può parlare di “lieve trend rialzista”, per le associazioni invece è notte fonda.
Christine Lagarde ha parlato alla riunione del Fondo monetario internazionale a Washington. Ha regalato perle di tiepidissimo ottimismo: “Le prospettive economiche globali sono migliorate e l’inflazione è diminuita, ma la ripresa è fragile e incerta”. L’analisi di Lagarde non è certo inedita: “Le prospettive di ripresa per l’economia globale rimangono fragili in un contesto di continua incertezza, alimentata dalla guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina, e dalla possibilità che le pressioni nei mercati globali dell’energia e del cibo possano riapparire, portando a nuovi picchi dei prezzi e a un aumento dell’inflazione”. Sui salari dice una mezza bugia: “La resilienza dei mercati del lavoro e la forte crescita dei salari, soprattutto nelle economie avanzate, suggeriscono che le pressioni inflazionistiche di fondo rimangono forti”. Forte crescita dei salari? Non saranno d’accordo i dipendenti della Bce che hanno scioperato contro i mancati adeguamenti del loro stipendio qualche mese fa. Ma Lagarde va dritta come un treno: “La Bce ha deciso di aumentare i tassi di interesse di riferimento di 50 punti base, portando l’aumento totale dal luglio 2022 a 350 punti base. Questi aumenti sottolineano la nostra determinazione a garantire il tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo del due per cento a medio termine”. Ecco, la risposta Bce a tutti i mali. Aumento dei tassi, ad libitum. Chi non condivide questa ricetta è il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Che, alla riunione Fmi, ha smorzato gli entusiasmi: “L’economia globale non sta andando molto bene rispetto all’anno scorso. C’è un chiaro rallentamento ma le maggiori economie stanno andando meglio del previsto anche se c’è un rallentamento significativo”. Visco ci ha tenuto poi a smentire di essere una “colomba” in seno al board Bce: “Non mi riconosco affatto in questa descrizione. Se guarda a quello che ho fatto e scritto nella mia vita sull’inflazione vedrà che sono molto preoccupato per l’inflazione così come sono molto preoccupato per la deflazione. Abbiamo bisogno di avere prezzi stabili in linea con l’obiettivo di inflazione al 2% nel medio termine”. Ma ha messo in guardia su un altro pericolo finora sottovalutato: “Se i dati ci dicono che ci sono ancora difficoltà nel portare giù l’inflazione core a margine dei lavori del summit Fmi e Banca Mondiale allora dobbiamo essere molto calmi e pazienti e poi dobbiamo decidere quando considerare raggiunti gli obiettivi di medio termine che non è un qualcosa che osserviamo giorno per giorno e un qualcosa che valutiamo da un insieme di dati. Dobbiamo decidere meeting per meeting”.
Ma la mazzata, a Washington, è arrivata forte e chiara alle orecchie del governo italiano. Il capo del dipartimento Europa del Fondo monetario Alfred Kammer ha mandato a dire a Giorgia Meloni che l’Italia deve approvare il Mes. E deve farlo il prima possibile. Secondo Kammer, la riforma del meccanismo europeo di stabilità “aiuterebbe tutti i Paesi”. In primo luogo l’Italia, ça va sans dire. Le parole di Kammer arrivano dopo quelle di Romano Prodi secondo cui occorre fidarsi della “ragionevolezza” di Bruxelles perché “stare da soli in Europa non va mai bene”. Intanto, il Fmi afferma, chiaramente, che la Bce dovrà continuare ad alzare i tassi. E a farlo finché l’inflazione non sarà rientrata. E adesso i falchi, già liberi di fare quel che hanno voluto da quasi un anno a questa parte, non li ferma più nessuno. Nel frattempo i consumatori sono sul piede di guerra. Il presidente Unc Massimiliano Dona fa notare che si è raggiunto un nuovo “record storico” sul debito: “Con 2.772,0456 miliardi si è battuto il precedente primato di giugno 2022 quando si erano raggiunti i 2.770,8359 miliardi. Se fosse un debito a italiano si tratterebbe di un indebitamento da infarto, pari a 46 mila e 960 euro, mentre a famiglia diventa addirittura pari a 105 mila e 778 euro”. Un guaio che, come le ciliegie, se ne tira appresso altri. “Con la nuova politica monetaria della Bce e il continuo rialzo dei tassi di riferimento l’onere sul debito pubblico diventerà un problema sempre più grande, come attestano le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Sempre più risorse saranno – conclude il presidente Dona – destinate a pagare gli interessi sul debito, a vantaggio di chi può permettersi di acquistare titoli di Stato e a svantaggio di chi non riesce a pagare le bollette di luce e gas, con un aumento delle diseguaglianze”. Già, le bollette. L’Arera ha parlato di aumenti in vista per le famiglie e per le imprese. La stessa Unc parla di stangata da 459 euro e invoca l’intervento del parlamento. Federconsumatori accusa: “Il governo sul fronte caro bollette ha rotto le righe troppo in fretta quando nei giorni scorsi, a fronte del ribasso dei prezzi di gas e energia elettrica, ha iniziato a ridurre le misure di sostegno agli utenti”.


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