Visegrad fa la guerra del grano a Kiev “Difendiamo i nostri agricoltori”
La nuova guerra del grano che destabilizza l’Unione europea non è più quella della Russia contro l’Europa ma quella europea contro l’Ucraina. Polonia e Ungheria, su posizioni opposte rispetto al sostegno a Kiev nel conflitto con Mosca, sono invece sullo stesso fronte nel bloccare le importazioni di grano ucraino senza dazi doganali. A loro si aggiunge anche la Slovacchia. Tre quarti di Paesi di Visegrad, dunque (per ora la Repubblica ceca non ha bloccato l’import). Obiettivo: difendere l’economia nazionale dalla concorrenza di Kiev. Un paradosso, questa spaccatura in seno alla Ue, visto che i Paesi membri sono invece tutti schierati nel sostenere militarmente l’Ucraina.
L’export agevolato dall’Ucraina verso la Ue è stato esentato dai dazi per una decisione di Bruxelles a suo tempo appoggiata dagli Stati membri. Ma ora questo grano a prezzi troppo bassi danneggia le produzioni nazionali. Anzi, l’accumulo di scorte ha causato in questi Paesi Ue il crollo dei prezzi, scatenando le proteste dei lavoratori agricoli e persino le dimissioni del ministro dell’Agricoltura polacco. Jaroslaw Kaczynski, leader del Pis, il primo partito polacco, ha denunciato che l’agricoltura del Paese sta affrontando un “momento di crisi” e che Varsavia è stata costretta ad agire per proteggere i suoi agricoltori chiudendo le porte al grano ucraino (pur consentendone il transito verso altri Paesi). Una scelta subito replicata dall’Ungheria e, in queste ore, anche dalla Slovacchia. Il ministero dell’Agricoltura di Kiev ha deplorato la scelta “drastica e unilaterale”, sostenendo che gli agricoltori ucraini stavano “affrontando la situazione più difficile” di tutti, vista l’invasione della Russia.
La decisione dei tre Stati membri ha scatenato la reazione furibonda della Ue. “Siamo già in contatto con le autorità che stanno annunciando queste misure” ma “va ricordato che le politiche commerciali sono materia di competenza esclusiva Ue”. Pertanto, ha fatto presente Miriam Garcia Ferrer, portavoce della Commissione Ue, “le azioni unilaterali non sono accettabili”. “La Commissione europea è al lavoro su un secondo pacchetto di aiuti per gli Stati Ue colpiti dall’importazione eccessiva di grano dall’Ucraina”, ha aggiunto la portavoce.
“Non possiamo mettere in pericolo l’agricoltura ungherese e il sostentamento degli agricoltori ungheresi”, spiega il governo di Budapest. Il 15 aprile, la Polonia ha adottato una decisione unilaterale fino al 30 giugno 2023. I Quattro di Visegrad hanno adottato tramite le commissioni per gli Affari europei, lunedì a Budapest, una dichiarazione congiunta che richiama l’attenzione della Ue sulla sfida rappresentata dal grano ucraino. La scorsa settimana la Slovacchia ha proposto di lanciare un meccanismo all’interno della Ue che potrebbe aiutare l’Ucraina ad acquistare il proprio grano in modo che non entri nel mercato europeo. Questa proposta è stata sostenuta da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria e Romania.
Inoltre, il ministero dell’Agricoltura della Slovacchia ha riferito di non raccomandare l’importazione di grano ucraino e di prodotti derivati dopo la scoperta in uno dei lotti di un pesticida potenzialmente dannoso e pericoloso per la salute. Le autorità slovacche infatti hanno deciso di distruggere 1.500 tonnellate di grano ucraino in quanto contaminato da Clorpirifos, un pesticida vietato nella Ue perché neurotossico: provoca danni allo sviluppo mentale dei bambini. Intanto, anche la Bulgaria e la Romania stanno discutendo il divieto di importare grano ucraino. A rischio stop anche il mais di Kiev. Il ministro dell’Agricoltura ungherese ha annunciato la scoperta di tossine e Ogm in diversi lotti, di mais ucraino.
Il sostegno incondizionato all’Ucraina da parte degli Stati Ue potrebbe iniziare a vacillare proprio per via dei danni inferti alle singole economie nazionali dalla politica di Bruxelles di favorire i prodotti ucraini (a discapito di quelli Ue). La seconda guerra del grano potrebbe essere soltanto agli inizi.
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