Politica

Giorgetti: Lavoriamo per ridurre il canone Rai e agganciarlo alle utenze telefoniche

di Angelo Vitale -


“Il tema degli investimenti e dell’indebitamento sono aspetti centrali per sviluppo dell’attività dei prossimi anni”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione davanti la commissione di vigilanza sulla Rai. Poi, sulle risorse in arrivo del canone serve il “rigido controllo nell’utilizzo improntato alla parsimonia e diligenza di un padre famiglia”.

Un canone (in base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023 le risorse del canone Rai ammontano complessivamente a 1,85 miliardi circa) che potrebbe diminuire: una delle ipotesi di riforma del canone Rai sarebbe “lo scorporare dal canone la quota destinata agli investimenti”, spostandola “a carico fiscalità generale con graduale calo del canone pro capite”.

Sul piano generale, ancora, “Ulteriori risorse” di finanziamento della Rai potrebbero arrivare “ricorrendo al mercato dei capitali”, perché  il rallentamento del contesto economico comporta la “necessità di rimodulare alcune iniziative” e in questa cornice si valuta anche “un piano immobiliare sull’intero patrimonio” con “interventi in discontinuità” con il passato.

Sul canone Rai “ci sono una pluralità di ipotesi di riforma allo studio, che si differenziano anche sui tempi”, ma deve “esser chiara la definizione degli oneri connessi al servizio pubblico” e deve essere “un’attenta revisione delle dinamiche di spesa dell’azienda”, ha aggiunto Giorgetti, spiegando che sul tema ha convocato “un apposito tavolo” di lavoro.

Il ministro si è poi soffermato sul panorama a livello europeo. “Oggi in Ue ci sono tre categorie di finanziamento: paesi che si avvalgono solo del canone come la Svezia e, prima della Brexit, il Regno Unito; paesi dove il canone è stato abolito o che non lo hanno mai avuto (la Spagna ad esempio dal 2010 finanzia l’emittente pubblica per metà con sovvenzioni statali e metà con una tassa sulle compagnie telefoniche e radiotelevisive” e ci sono i sistemi misti tra canone e pubblicità, e tra questi rientra l’Italia”.

Tra le ipotesi di riforma del pagamento del canone Rai ci sarebbe quella di legarlo non più al possesso di una tv ma di un’utenza telefonica. Ma Giorgetti non ha spiegato come collegarla, per esempio, ad un nucleo familiare ove ci sono numerose utenze telefoniche, limitandosi a sottolineare che “ormai le nuove tecnologie permettono di vedere” i programmi televisivi anche tramite smartphone e tablet. “Qualora il presupposto impositivo dovesse essere il possesso di una utenza telefonica comporterebbe di ridurre il canone pro capite. Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di utenti e le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni”, ha detto.


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