Quanto cibo sprecato, ogni italiano ne butta 146 chili
Quanto cibo sprecato, ogni anno se ne torna a parlare in occasione della Giornata Internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari decisa 4 anni fa dalle Nazioni Unite. Ma quanto approfonditamente? La riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari per l’Onu serve a garantire una migliore alimentazione per le generazioni attuali e future. E rappresenta una triplice opportunità per il clima, per la disponibilità di cibo nutriente e per migliorare la sostenibilità complessiva dei nostri sistemi agroalimentari. A livello globale – questa la stima Onu – il 13,2% del cibo prodotto va perso dopo il raccolto e prima di raggiungere gli scaffali dei negozi.
Per il Centro Studi Divulga le famiglie con 610 milioni di tonnellate di sprechi alimentari sono responsabili del 35,5% del cibo sprecato sulla Terra, pari a poco più dell’11,5% del cibo disponibile sul pianeta. Il suo paper è intitolato non a caso Spreco e fame”. Un tema immediatamente collegato alla povertà, o sul versante tecnico della gestione dei rifiuti alimentari.
Anche il governo la pensa così. Recente la costituzione, con il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Fondo per la sperimentazione del reddito alimentare con risorse pari a 1,5 milioni per il 2023 e 2 milioni dal 2024, per distribuire a 3 milioni di persone in povertà assoluta gli alimenti invenduti della grande distribuzione. Tra i suoi obiettivi, senza altri dettagli, il contrasto allo spreco alimentare, solo nella premessa il richiamo alla legge del 2016 che porta il nome della sua proponente, la deputata Maria Chiara Gadda.
Trasformare lo spreco in opportunità, diminuire l’impatto ambientale, sostenere la popolazione soggetta a crescente povertà: questo lo spettro di lettura, visione e azione. Quattro anni fa, però, un libro di una ricercatrice dell’Università di Udine, Gioietta Maccioni, apriva ad altre necessarie riflessioni: “Di fronte all’incredibile paradosso dello spreco di più di un miliardo di tonnellate di cibo al giorno, il dibattito sulla regolazione dello spreco alimentare risulta circoscritto e limitato nella logica di lotta alla fame ed alla povertà. Ed emergono diverse incertezze su concetti frequentemente usati in modo atecnico e indistintamente: la differenza tra “spreco alimentare” e “rifiuto alimentare”, tra “recupero”, “riciclaggio”, “end of waste”, “sottoprodotto” ed altri”. In Italia, invece, anche l’ampio programma del “Trimestre Anti Inflazione” del Mimit, con un carrello della spesa disponibile in tutta Italia a prezzi bloccati o scontati, non affianca a questa comunicazione il tema dello spreco alimentare. Un’opportunità persa.
E allora, nella Giornata Onu, ancora i dati su quanto cibo sprecato pesa sui dati nazionali: per ognuno di noi 146 kg di cibo sprecato o andato perso. Sprecati o persi 8,65 milioni di tonnellate di cibo, dietro alla Germania e alla Francia e davanti a Spagna e alla Polonia. Il maggiore spreco tra le mura domestiche con il 73%, seguito dalla fase di produzione, trasformazione e commercializzazione (21%) ed infine nella distribuzione e ristorazione (6%).
Famiglie “colpevoli”, ma va cambiato il modello agroalimentare. Coldiretti rammenta i mercati di Campagna Amica, che però non incidono sulla industry nazionale: pochissimi i market che con la “frutta brutta ma buona”, propongono consumi più responsabili (è questo prodotto il maggior “rifiuto” alimentare). Non sarà un caso che l’industria alimentare non abbia parlato di spreco alimentare al tavolo nazionale sull’inflazione.
Torna alle notizie in home