Esteri

Grano bloccato nei porti ucraini, il problema sono le mine

di Adolfo Spezzaferro -


Per Kiev ci vogliono fino a sei mesi per bonificare il Mar Nero e creare corridoi sicuri

Per sbloccare le navi cargo cariche di grano ad Odessa e negli altri porti ucraini bisogna creare corridoi sicuri e quindi sminare le acque di accesso agli scali. Ma per bonificare il Mar Nero ci vorranno fino a “sei mesi”, avvertono le autorità ucraine. La notizia è una doccia fredda per chi riteneva che per sbloccare l’impasse sul grano fosse sufficiente mettere d’accordo Russia e Ucraina, con la mediazione della Turchia. In effetti l’accordo è stato trovato, anche se Kiev accusa Mosca di voler trasferire la responsabilità del blocco del grano all’Ucraina. Ma, appunto, il problema è che gli ucraini hanno minato le acque dei porti per non far avvicinare le navi da guerra russe o far sbarcare truppe. Quindi, checché ne dica Kiev, il grano è bloccato a causa dell’Ucraina. Del resto è un Paese in guerra con un invasore ed è normale che abbia minato le coste.

Intanto il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov arriverà oggi in Turchia per discutere con le autorità di “questioni regionali e relazioni bilaterali”. Lo fa sapere il ministero degli Esteri turco attraverso un comunicato secondo cui la visita si svolgerà nella giornata di oggi e anche di domani. La scorsa settimana, Ankara aveva fatto sapere che Lavrov si sarebbe recato in Turchia con una delegazione del ministero della Difesa russo per discutere su come creare corridoi sicuri per il trasporto di prodotti agricoli dall’Ucraina attraverso il Mar Nero.

“Siamo in contatto con Russia e Ucraina e siamo in contatto con le Nazioni Unite per cercare di risolvere la questione”. Lo fa sapere il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, come riporta la Tv di Stato Trt. Akar conferma che la Turchia in questo momento ha un ruolo di coordinamento nell’operazione di trasporto del grano ma non è ancora stato definito come funzionerà il corridoio e devono ancora essere risolte alcune questioni tecniche tra cui “come rimuovere le mine e chi lo farà”. A tal proposito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky esprime forti perplessità sull’accordo di massima raggiunto da Russia e Turchia, anche perché Kiev non è stata invitata a partecipare ai colloqui. In sostanza, spetterebbe ai militari turchi effettuare lo sminamento delle acque territoriali ucraine. E sempre i turchi dovrebbero scortare le navi cariche di grano in acque neutrali.

Kiev però obietta che “annunciando in anticipo il raggiungimento di un accordo, la Russia sta cercando di trasferire la responsabilità all’Ucraina” per l’interruzione delle forniture. Lo afferma Taras Kachka, viceministro dell’Economia ucraino. “Ma resta il fatto che la crisi alimentare è stata creata artificialmente dalla sola Russia”, è l’accusa di Kachka. Mosca, peraltro, chiede di poter ispezionare le navi che arrivano in Ucraina per identificare eventuali forniture di armi, una condizione inaccettabile per le autorità di Kiev.

Ma se l’impasse sull’accordo venisse rapidamente superata, resterebbe comunque il problema dello sminamento. Il ministero dell’Agricoltura dell’Ucraina, citato dall’agenzia Reuters, chiarisce inoltre che le operazioni di bonifica potranno cominciare soltanto se i russi sospenderanno il loro blocco navale. Il problema dunque è che se la stima di sei mesi fosse confermata, significa che non ci sarà modo di esportare il grano ucraino fino alla fine dell’anno e quindi non sarà possibile mitigare l’impennata dei prezzi del cibo già in corso – a causa della speculazione – e fronteggiare la conseguente crisi alimentare.

Di fondo resta che il Mar Nero è teatro di un conflitto e che gli ucraini chiedono garanzie precise per sminare i loro porti e offrire il fianco ai russi. Insomma, nonostante l’apparente buona volontà – anche se, per esempio, il porto di Mariupol è tornato pienamente operativo e i russi non ci hanno messo sei mesi per sminarlo – l’accordo sul grano è ben lontano dall’essere messo in pratica.

Adolfo Spezzaferro


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