Cultura & Spettacolo

LETTERATURA – Abelardo ed Eloisa, la nuova traduzione contro gli oscurantisti

di Redazione -


di ANNA LINA GRASSO
Lo storico francese Etienne Gilson, approfitta dell’analisi dell’epistolario tra Abelardo ed Eloisa, per smentire i pregiudizi sul Medioevo di Jacob Burkhardt, che ha posto in contraddizione Medioevo e Rinascimento. Nella nuova traduzione del saggio Eloisa e Abelardo, Gilson afferma: “Un uomo senza individualità, incapace di analisi, senza gusto: ecco dunque l’uomo come lo ha fatto il cristianesimo? Se, per fare un Rinascimento, sono necessarie delle individualità sviluppate al più alto grado, le nostre due non saranno sufficienti?”. Abelardo ed Eloisa rappresentano uno “scoglio fatale per le tesi di Burckhardt”. Secondo Buckhardt, è solo con il Rinascimento che inizia a sorgere un profondo senso dell’individualismo, sostenendo che individualità potenti potevano nascere solo nei comuni italiani del ‘300: si tratta di personalità la cui vita era talmente intensa da dover scrivere autobiografie. Il Medioevo sarebbe dunque privo di qualsiasi individualità e la ragione viene ritrovata nel cristianesimo, colpevole di livellare gli uomini. Tuttavia se paragonassimo il Rinascimento degli accademici con ciò che emerge dal carteggio tra Abelardo ed Eloisa la situazione appare sotto un’altra luce: i due amanti non infatti due individualità sviluppate nel più altro grado. Un altro tratto dell’uomo rinascimentale secondo molti storici è la capacità di descrivere liberamente la vita morale; ma se confrontiamo la Vita nova di Dante con il carteggio messo a punto da Gilson, ci rendiamo conto che la descrizione dell’uomo morale si afferma con maggiore semplicità e scevra di artificio con Abelardo ed Eloisa. I due si analizzano e si osservano come solo due coscienze cristiane in preda alla passione possono fare. L’epistolario tra Abelardo ed Eloisa è il testo più adatto per comprendere la complessità di questo problema e, se Abelardo rappresenta uno scoglio pericoloso per la tesi di Burckhardt, Eloisa ne rappresenta un altro ancora peggiore, sia per l’ardore appassionato con cui si analizza, sia per le idee che esprime e per il loro contenuto.
Il principale tema, oltre alle questioni amorose tra lei e Abelardo, riguarda la Regola: Eloisa afferma che i monasteri femminili non hanno una regola se non quella scritta per conventi maschili.
Trascinata dalla logica del suo sistema, Eloisa arriverà a toccare tutti quei punti critici analizzati nel XVI secolo, primo fra tutto il tema della carnalità.
La lezione di Gilson sarebbe dunque che Abelardo ed Eloisa siano da considerarsi come i primi moderni? Non possiamo dirlo con certezza, tuttavia, un passo in avanti sarebbe riuscire, al momento di rinchiudere il Medioevo o il Rinascimento in una rigida definizione, di ricordarci di questi due straordinari francesi.


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