Col riordino delle accise approvato ieri pomeriggio dal consiglio dei ministri, il diesel costerà di più mentre la benzina costerà un po’ meno. L’ok è stato annunciato, nel pomeriggio, dal viceministro al Mef Maurizio Leo che ha ricondotto il provvedimento alla riforma fiscale: “Approvato, in via definitiva, il quindicesimo decreto di attuazione della riforma fiscale in materia di accise, introducendo importanti meccanismi di semplificazione per gli operatori, a garanzia dell’erario. Un intervento che migliora l’efficienza del sistema tributario, riducendo oneri burocratici e rafforzando la fiducia tra Stato e contribuenti”. Il provvedimento comporterà un aumento delle accise sui carburanti diesel, così come richiesto dell’Ue, per un importo pari a un centesimo e fino a 1,5 cent nei prossimi cinque anni. Contestualmente di pari importo sarà lo “sconto” dei balzelli praticati sulla benzina. Il tema è delicatissimo, a maggior ragione per un governo di centrodestra che della “liberazione” dal peso delle accise aveva fatto, a più riprese, suo cavallo di battaglia. I consumatori non l’hanno presa benissimo. Codacons ha calcolato che, con l’aumento sul diesel, lo Stato si prepara a incassare fino a poco più di 1,2 miliardi in cinque anni. Gli analisti dell’associazione a difesa dei consumatori ha fatto i conti: “In un anno la maggiore spesa, considerando una media di due pieni al mese, sarà pari a 14,64 euro ad autovettura, con un aggravio complessivo da 243 milioni di euro annui sulla totalità delle auto diesel circolanti in Italia. In cinque anni la misura costerebbe in totale circa 1,21 miliardi di euro ai proprietari di autovetture alimentate a gasolio”.