Ambiente

L’acqua contaminata di Fukushima finirà nell’Oceano Pacifico

di Cristiana Flaminio -


L’acqua contaminata di Fukushima finirà nell’Oceano. L’agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Aiea, ha dato il via libera al Giappone per sversare in mare 1,3 milioni di tonnellate di acqua, per lo più piovana, che è stata utilizzata per raffreddare i noccioli dei reattori andati in fusione all’epoca del disastro nucleare della centrale.

Il governo giapponese prevede che lo sversamento possa durare per interi decenni e ritiene che le acque siano state depurate e che l’operazione sia a impatto vicino allo zero per l’ambiente marino dell’Oceano Pacifico e per la salute dell’uomo. L’acqua sarebbe stata depurata di tutti gli elementi ancora radioattivi a eccezione, però, del trizio che allo stato attuale, con la tecnologia che abbiamo, non si può depurare. Il piano, che si prolungherà fino al 2050, prevede l’immissione nell’Oceano di circa 500mila litri d’acqua contaminata da Fukushima. Secondo gli studi, la radioattività andrebbe a diluirsi senza arrecare danni a nessuno. Tranne che alla pesca, fiore all’occhiello dell’industria giapponese.

Già, perché gli operatori del settore temono un ritorno d’immagine pessimo. E la Cina ha subito colto il destro per vietare le importazioni dal Giappone. Pechino, infatti, è estremamente critica nei confronti della decisione di consentire di sversare nell’Oceano Pacifico le acque contaminate di Fukushima. E lo scontro è diventato subito internazionale. Con il premier nipponico Kishida che, forte delle evidenze scientifiche brandite dai ricercatori dell’Aiea, ha chiesto alla Cina di revocare immediatamente le restrizioni.

La vicenda della centrale nucleare di Fukushima, spazzata via dallo Tsunami del 2012, è ancora una ferita aperta per il Giappone. Un anno fa, la condanna dei dirigenti della società che aveva la gestione dell’impianto.


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