Economia

L’eurocrazia delle balle e i dolori degli agricoltori

di Fabio Dragoni -


Avrei dovuto commentare i risultati economici Istat del quarto trimestre 2023. Il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% su base congiunturale (vale a dire rispetto al terzo quarto) e dello 0,5% su base tendenziale (vale a dire rispetto al quarto trimestre del 2022). Poi succede che fra quando mi sono messo d’accordo con il direttore Tommaso per il pezzo e il momento esatto in cui ho cominciato a scriverlo mi è letteralmente “partito l’embolo”. Si mi sono arrabbiato. Ma di brutto proprio. Ho partecipato in collegamento a L’Aria Che Tira dove avrei dovuto parlare della protesta degli agricoltori. E ne ho sentite di tutte. Ma veramente di tutte. Tipo che gli agricoltori sono di fatto una categoria di privilegiati perché ricevono sussidi dall’Unione Europea. Oppure che inquinano. Ma anche che di fatto sono fuori mercato con il loro grano. Insomma, tutti deliri da ricovero immediato. E lì non ho retto. Sono esploso. Ed ancora non mi è passata. Veniamo se finendo di scrivere il pezzo riesco a calmarmi. Punto primo: contro chi ce l’hanno gli agricoltori? Scendendo per strada in Francia, Germania, Italia e Olanda mi sembra evidente che la risposta sia scontata. Protestano contro l’Unione Europea. Punto secondo: perché protestano? E qui è già più complicato da spiegare. I temi sono diversi ma in finale tutti uguali. I conti in tasca ai contadini non tornano. Ma proprio per niente. Un agricoltore di Mantova -collegato con noi- spiegava come debba accontentarsi di 20 euro per un quintale di frumento mentre il pane costa anche 8 euro al chilo. 40 volte di più per intendersi. In più l’Ue obbliga i contadini a non coltivare il 10% del proprio terreno perché altrimenti arriva la fine del mondo visto che c’è il collasso climatico. Riscaldamento è già un po’ troppo soft come termine. Piove sul bagnato perché poi l’esecutivo di Giorgia Meloni ha inasprito l’imposizione fiscale sugli agricoltori togliendo un’agevolazione ai fini Irpef. Il tutto mentre in Piemonte cercano di espropriare terreni adibiti a risaia per costruirci pannelli solari ed in Emilia-Romagna invece si portano avanti con il lavoro perché i contadini vengono sussidiati se non coltivano la terra lasciandola a riposo. Vero e proprio caso di mondo al contrario, direbbe il vituperato Vannacci. Ovviamente agli agricoltori vengono legate sempre più le mani perché non si possono usare pesticidi di vario genere. La nostra produzione non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare e quindi importiamo il grano (ma anche il riso) da paesi che non hanno i nostri standard ma sono ben al di sotto degli stessi.  Dopo aver distrutto la nostra industria, la dottrina Timmermans finisce il suo sporco lavoro disintegrando anche la nostra agricoltura. In studio mi è capitato di sentire sdottoreggiare a proposito di libero mercato e di ineluttabilità della necessità di acquistare le materie prime agricole dagli altri paesi extra Ue. Non so voi. Ma a me sembra non vi siano dubbi. Il mercato in Europa non esiste. Giganteggia caso mai un’accolita di tecnocrati, politici ed intellettuali tanto progressisti ma soprattutto molto, ma molto, annoiati.  Questi illuminati che immaginano e disegnano il futuro per noi, hanno messo in piedi un castello infernale fatto di regolamenti, direttive, norme, leggi, raccomandazioni, allegati, divieti, sussidi e sanzioni congegnati in modo tale da rendere impossibile la vita alla quasi totalità delle imprese e di cui beneficiano solo le grandissime aziende per cui lavorano legioni di avvocati che quella roba sanno interpretarla e quindi trarne profitto per il banale motivo che sono di fatto loro ad aver scritto le leggi che poi vediamo progressivamente applicate. Un inferno burocratico nel nome di un pianeta da salvare. Ma il mondo, forse, lo salvano i supereroi della Marvel. I contadini non vogliono salvare il mondo ma la loro famiglia e la loro terra. Ed io non ho dubbi. I miei Superman sono loro!


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