Agroalimentare, porti del Nord “tallone d’Achille” d’Europa. E’ allarme contraffazione in Ue
Un fenomeno allarmante e tosto da debellare, che mina cittadini, imprese, salute e sicurezza. Quello della contraffazione e dell’italian sounding, infatti, è una doppia realtà che preoccupa istituzioni e categorie agroalimentari poiché rischia di danneggiare la tenuta economico-produttiva di migliaia di aziende del settore primario italiano.
I prodotti alimentari senza controlli
“Con 97 prodotti alimentari stranieri su 100 che entrano nell’Unione Europea senza alcun controllo fisico, l’Europa rischia di compromettere la salute dei cittadini e di danneggiare gravemente le imprese agricole e agroalimentari italiane”. Questo è l’allarme lanciato recentemente e senza giri di parole da Coldiretti, secondo la quale dunque solamente il 3% dei prodotti alimentari importati “viene sottoposto a controlli effettivi di sicurezza, mentre la quasi totalità entra nell’Ue passando da porti “colabrodo” come Rotterdam, dove le verifiche sono minime”. Regole europee sbilanciate e mancanza di reciprocità sarebbero alla base del problema: “Il sistema di controllo europeo – spiega ancora Coldiretti -, lascia ai singoli Stati membri la scelta dei controlli, creando dinamiche al ribasso e spazi per una concorrenza sleale. Inoltre, gli accordi commerciali stipulati dalla Commissione Ue non prevedono il principio di reciprocità, permettendo l’ingresso di prodotti che non rispettano gli stessi standard sanitari, ambientali e sociali richiesti agli agricoltori italiani ed europei”.
La replica di Confeuro
E proprio sulla questione dei porti del Nord Europa parla anche il presidente nazionale Confeuro, Andrea Tiso, che non fatica a definire l’Olanda “tallone d’Achille su importazione extra Ue”, aggiungendo poi: “Gli sforzi delle istituzioni italiane per la tutela dei prodotti agroalimentari e il contrasto al fenomeno dell’italian sounding risulteranno vani fino a quando tutti i paesi Ue non lavoreranno davvero in sinergia e non aumenteranno il monitoraggio su importazioni ed esportazioni della merce extra Ue. Il caso lampante, in questa ottica, è ahimè rappresentato dai porti olandesi, dove l’ingresso di produzioni alimentari e di altro genere è diciamo così molto più intenso ed elevato. Perché tutto questo? Non solo perché i Paesi Bassi hanno logistica e infrastrutture avanzate e sfruttano il dumping fiscale – sottolinea il presidente Tiso -, ma soprattutto perché i requisiti richiesti per le merci sono tra i meno restrittivi tra tutti i paesi europei. Non è un caso, dunque, che il porto di Rotterdam abbia una movimentazione di merci di milioni e milioni di tonnellate ogni anno, con la conseguenza nefasta, però, che risulterebbe sensibilmente più alta la percentuale di entrata di prodotti extra Ue nel Vecchio Continente, rispetto a paesi, come Italia e Spagna, con norme interne giustamente più restrittive per la sicurezza alimentare, la salute e l’ambiente”.
La richiesta
Per questa ragione, Confeuro chiede alla Unione Europea di elevare – da una parte – gli standard del monitoraggio in entrata nel Vecchio Continente, e dall’altra, di controllare anche le produzioni che invece vengono esportate fuori l’Europa: “prodotti spesso e volentieri che vengono tacciati come Made in Italy ma, che poi, Made in Italy non sono”. Simil concetto espresso pure da Coldiretti: “E’indispensabile che l’Unione Europea rafforzi i controlli alle frontiere, garantendo regole eque e sicurezza alimentare. Solo così sarà possibile difendere la salute dei cittadini, la dignità degli agricoltori europei e i primati del Made in Italy agroalimentare”.
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