Agroalimentare, preoccupazione per dazi ma speranza nel governo
FRATELLI POLLI SPA F.LLI INDUSTRIA AGROALIMENTARE VERDURA VERDURE
Le tariffe a stelle e strisce al 15% sui prodotti agroalimentari italiani ed europei potrebbero infliggere un duro colpo al comparto e rischiano di costare oltre un miliardo di euro al Made in Italy, con vino, olio, pasta e comparto suinicolo tra i più colpiti. Lo dicono a chiara lettere Coldiretti e Filiera Italia, sulla base di un’analisi del Centro Studi Divulga, dopo l’accordo quadro Ue-Usa formalizzato a fine luglio in Scozia e tornato alla ribalta in questi giorni. Le due associazioni chiedono dunque sostegni economici immediati alle filiere più colpite e più fermezza della Commissione europea nei negoziati. Per il presidente della Copagri Tommaso Battista, invece, la finalizzazione dell’accordo sui dazi, per l’agroalimentare rappresenta “certamente un compromesso al ribasso”. Battista poi sottolinea: “Apprezziamo l’impegno del governo, che proseguirà nei prossimi mesi, ma la dichiarazione congiunta UE-USA mette nero su bianco un costo aggiuntivo per le esportazioni agroalimentari stimabile in oltre un miliardo di euro; la conferma delle barriere tariffarie al 15%, infatti, unitamente all’esclusione dell’agroalimentare dalla lista dei prodotti a dazio zero, rappresenta un duro colpo per numerose produzioni di punta del Made in Italy, soprattutto se sommato alla svalutazione del dollaro americano”. L’Europa, di fatto, “apre alle importazioni a dazio zero di una lunga lista di prodotti statunitensi, tra cui figurano l’ortofrutta fresca e lavorata, le carni suine e i lattiero-caseari, senza però assicurare analoghe esenzioni tariffarie per l’export agroalimentare comunitario, con il risultato di rischiare di minare concretamente la tenuta e la competitività del primario nazionale”, proseguono da Copagri, evidenziando che “tra i prodotti più colpiti figurano il vino, l’olio, la pasta e i salumi”. Preoccupato pure il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini: “Chiediamo adesso con forza al governo italiano, alle istituzioni europee parlamento e consiglio di continuare a fare pressioni sull’accordo, che proseguiamo nel definirlo una totale resa a favore degli Usa. Chiediamo anche misure di sostegno e indennizzi per le aziende italiane per la maggiorazione dei costi nell’export verso gli Usa”. Critico Andrea Tiso, presidente nazionale della Confeuro, la confederazione degli agricoltori europei e del mondo, secondo cui, “il quadro sull’accordo politico raggiunto il 27 luglio in Scozia dalla presidente della Commissione europea von der Leyen e dal presidente statunitense Trump resta ancora fortemente incerto”. Andrea Tiso aggiunge: “Auspichiamo che il settore agroalimentare europeo – e italiano in particolare – resti escluso da qualsiasi misura tariffaria. Tuttavia, al momento, non sono emerse indicazioni istituzionali che confermino questa esenzione, rivolgiamo quindi un appello al governo Meloni affinché si impegni per garantire che il nostro agroalimentare venga tutelato e preservato da ogni forma di dazio”. Mentre il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti fa notare che la dichiarazione comune UE/USA, da una parte, “segna un passo avanti nei rapporti commerciali transatlantici e dà certezze alle due economie, ma penalizza pesantemente alcuni comparti strategici del Made in Italy agroalimentare”. Infine, Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare: “Siamo insoddisfatti, per l’agroalimentare in generale, per il vino, il pecorino e per l’olio d’oliva, in particolare”. Maretti comunque continua a sperare nel fatto che “la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i negoziatori europei continuano a lavorare per migliorare la situazione che si è venuta a creare nell’agroalimentare”.
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