Esteri

Edan Alexander ringrazia Trump per la liberazione, l’ipotesi della tortura

di Cristiana Flaminio -

L' ostaggio israelo-americano Idan Alexander in una immagine diffusa dalla famiglia . Roma 14 marzo 2025


“Grazie, presidente Trump”: così Edan Alexander ha “festeggiato” la sua liberazione, scrivendo il suo messaggio di ringraziamento su una lavagnetta mentre, a bordo di un elicottero militare, veniva trasferito in un ospedale di Tel Aviv. La liberazione dell’ostaggio israelo-statunitense rappresenta un punto di svolta allo stallo in Medio Oriente che si registra proprio mentre Donald Trump sta per atterrare in Arabia Saudita, da cui partirà il suo tour nell’area. A dichiararsi sollevato per la liberazione dell’ostaggio è stato (anche) il presidente francese Emmanuel Macron che su X ha espresso “sollievo”: “Ogni vita restituita alla libertà è una vittoria e un passo verso la pace”. Anche Macron, come Alexander, crede in Trump: “Non dimentichiamo gli ostaggi ancora trattenuti da Hamas: devono essere rilasciati senza indugio. Confido nel presidente Trump e nella sua visita cruciale nella regione. Pieno sostegno al cessate il fuoco a Gaza!”.

Intanto, sui media israeliani, emergono dettagli a proposito della lunga prigionia patita dal soldato. Sarebbe stato sottoposto a “gravi torture”. Secondo quanto riporta il Times of Israel, Edan Alexander, nelle mani di Hamas dal blitz del 7 ottobre del 2023, è stato tenuto ammanettato all’interno di una gabbia angusta per un “lungo periodo di tempo”. Insieme ad altri ostaggi, Alexander avrebbe subito lunghi e pesanti interrogatori per settimane, svoltisi all’interno di un tunnel che si trova nella parte meridionale della Striscia di Gaza.

La liberazione dell’ostaggio rappresenta una chiave di (s)volta per le trattative tra Israele e Hamas. Che, per una volta, ha rinunciato alla cerimonia che aveva contraddistinto il rilascio degli ostaggi finora liberati. Una scelta che appare eloquente e che potrebbe trovare un senso nella volontà di non urtare gli Stati Uniti a cui la stessa Hamas ha voluto tendere la mano e su cui i palestinesi fanno affidamento per la ripresa dei negoziati.


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