Ambiente

ALLARME GELO

di Angelo Vitale -


Ancora minacce per i campi, dopo un 2022 costato 6 miliardi. Il repentino abbassamento delle temperature, accompagnato da freddo e gelo notturno, sta danneggiando le coltivazioni di verdure e ortaggi all’aperto. E lo spettro della siccità, con il Po in secca, è ormai protagonista del paesaggio agricolo invernale al Centro- Nord.

L’arrivo del grande freddo, con bufere di vento artico che hanno abbattuto alberi e fatto crollare le temperature – questo l’allarme di Coldiretti – imperversa sulle coltivazioni invernali in campo: cavoli, verze, cicorie e broccoli reggono anche temperature di qualche grado sotto lo zero ma se la colonnina di mercurio scende repentinamente o se le gelate sono troppo lunghe, si avviano ad essere condannati.

Ma la Coldiretti denuncia anche il balzo dei costi per il riscaldamento delle serre per la coltivazione di ortaggi e fiori. Il gelo rischia di bruciare fiori e gemme di piante e alberi, con pesanti effetti sui prossimi raccolti in campi ove il caldo anomalo di dicembre aveva provocato il risveglio anticipato delle varietà più precoci di noccioli, pesche, ciliegie, albicocche, agrumi e mandorle.
Ingannevoli e insufficienti, le limitate precipitazioni atmosferiche delle scorse settimane, ma già il Nord nel 2022 ne aveva avute il 40% in meno. Si aggrava la situazione di siccità, con il fiume Po a secco che al Ponte della Becca in provincia di Pavia alla confluenza con il Ticino registra -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a strisce spiaggiose e brulle come durante la scorsa estate. Il più grande fiume italiano fotografa la carenza idrica che colpisce tutto il Nord, ove i grandi laghi evidenziano bassissime percentuali di riempimento, dal 36% del lago di Garda al 35% di quello Maggiore, fino a quello di Como sceso al 19%: l’Italia dell’acqua è ancora una realtà virtuale, denunciava nello scorso novembre l’ANBI che riunisce i Consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue.

Con il Po a secco, la minaccia è precisa anche per la food valley della Pianura Padana che custodisce la metà dell’allevamento nazionale e 1/3 della produzione agroalimentare del Made in Italy, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano fino ai noti salumi emiliani.

Sulle previsioni per i prossimi mesi, la Coldiretti vede nero e ricorda la curva sempre più crescente del climate change, che tende alla tropicalizzazione. Eventi atmosferici calamitosi, sfasamenti stagionali, piogge brevi ed intense, il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi e prolungati periodi di siccità, indeboliscono le coltivazioni nei campi. I dati lo confermano. Il 2022 è stato il secondo anno più caldo mai registrato in Europa e il più rovente di sempre in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Irlanda. Le precipitazioni hanno avuto un calo del 30% rispetto alla media storica del periodo 1991-2020. E il surriscaldamento non è più da tempo un caso di studio: in Italia cresce e si intensifica. Gli anni più caldi sono stati quelli dell’ultimo decennio: dopo il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.

Perciò il presidente Ettore Prandini aupica che l’Italia dia luogo “al piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%” e rammenta il pacchetto di “interventi immediatamente cantierabili studiato con ANBI per garantire acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia idroelettrica”.

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